Case popolari, cinquemila famiglie in attesa «Graduatorie ferme, alloggi mai consegnati»

«Se sarà necessario fare un campeggio in piazza Duomo, lo faremo». Minaccia battaglia Carlo D’Alessandro, segretario generale del Sicet (Sindacato inquilini, casa e territorio) della provincia di Catania, che questa mattina ha presentato – insieme alla Cisl – i numeri dell’emergenza alloggi in città. «Il sindaco Enzo Bianco deve capire che, nella sua agenda, la questione lavoro e la questione edilizia popolare devono andare di pari passo», afferma D’Alessandro, mentre snocciola una cifra dietro l’altra.

«Oltre cinquemila nuclei familiari hanno fatto richiesta al Comune di Catania di un appartamento popolare: sono tutte domande inevase». Di queste, quasi quattromila sono arrivate tra il 2009 e il 2013. Mentre ancora si attende che vengano pubblicate le graduatorie per l’affidamento delle case in edilizia popolare assegnate con bando del 2009. «Senza considerare – prosegue il sindacalista – che le graduatorie precedenti sono piccole, si parla di poche centinaia di posti, e che scorrono così lentamente da sembrare quasi ferme». Colpa anche del fatto che gli immobili da destinare a chi ne ha necessità non vengono consegnati per tempo.

«Un paio di settimane fa avrebbero dovuto rendersi disponibili tre palazzine da 33 alloggi ciascuna, e altri 74 alloggi dovrebbero essere consegnati il 15 aprile, ma di quelli non si sa nulla». In più ci sono due edifici che l’Iacp (Istituto autonomo case popolari) avrebbe dovuto ristrutturare con fondi regionali e che, per via delle alterne vicende giudiziarie dell’ente – commissariato dal 2008 – sono ferme. «L’unica cosa che fa l’Iacp è mandare lettere di diffida per riprendersi appartamenti», sostiene D’Alessandro.

Alle case da dare vanno sommate quelle da togliere. In totale, le stime parlano di tremila appartamenti occupati abusivamente, dei quali duemila di proprietà dell’Iacp e i restanti di proprietà del Comune. «Sono tutte persone che ricevono in casa regolarmente luce e acqua, ma che non avrebbero il diritto di stare dove stanno. Che si dovrebbe fare? L’ultima sanatoria risale al 2001». Ma ripristinare la legalità non è semplice, perché in certi casi ci si mette anche la malavita organizzata: «Uno esce per fare la spesa e quando torna si trova casa sua occupata, e non può fare niente per riprendersela», racconta l’esponente Sicet.

In un quadro già disastrato si inseriscono anche le ordinanze di sfratto: millequattrocento tra fine 2013 e inizio 2014, delle quali il 90 per cento per il mancato pagamento del canone d’affitto. «E la morosità incolpevole di quelli che hanno perso il lavoro e non possono permettersi di pagare? Quella dove la mettiamo?».

Anche sul versante social housing non si muove niente. «In teoria, il social housing non è altro che la ristrutturazione, con l’aiuto di privati, di immobili che poi vengono dati in affitto a costi agevolati per alcune fasce della popolazione». Ma l’idea è rimasta tale: «Questa formula sarebbe perfetta per edifici come il palazzo di viale Bernini, che sarebbe composto da 88 alloggi e in cui i piani terra potrebbero essere sfruttati da anziani e portatori di handicap, per un totale di un centinaio di famiglie sistemate. Eppure l’amministrazione preferisce metterlo all’asta continuamente, anche se nessuno lo vuole comprare».

E quello di viale Bernini è solo un esempio. Ma quanti sono gli edifici, in ogni zona di Catania, che potrebbero essere rivalutati e rimessi a disposizione dei cittadini? «Moltissimi, si saprebbe un numero preciso se solo il Comune facesse un censimento».

Luisa Santangelo

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