«Buone notizie? A me veniva da piangere». E non dall’emozione. Così Loriana Mola, del centro Astalli, commenta la firma di ieri per l’assegnazione di un immobile confiscato alla mafia all’associazione che da più di dieci anni si occupa a Catania di assistenza ai migranti. Un momento atteso dal 2008, ma rovinato dalla scoperta dello stato dell’immobile in via Delpino: completamente vandalizzato, al suo interno è stato rubato di tutto, dalle porte alla rubinetteria dei bagni. «Così è inutilizzabile – spiega Mola – Servirebbero 20mila euro per risistemarlo, ma noi questi soldi non li abbiamo». Di poco conforto sembra essere anche l’impegno formale di ristrutturazione assunto dal Comune etneo, proprietario del bene, considerati i tempi e i conti in rosso della pubblica amministrazione.
La storia dell’immobile – un appartamento di 144 metri quadri con un deposito di 377 metri quadri – in via Delpino, nel quartiere di Zia Lisa, comincia nel 2002, quando viene confiscato a Nicola Maugeri, uomo del clan Santapaola. Nel 2006, con un contratto di comodato d’uso gratuito, il Comune di Catania la affida al centro Astalli che fonda la casa di accoglienza Don Pino Puglisi per richiedenti asilo. Anche il quel caso, l’immobile versa in condizioni fatiscenti e viene rimesso a nuovo dai volontari che lo gestiscono fino al 2008. Quando, una visita dei Nas, rileva alcune carenze nelle certificazioni. Il contratto intanto scade e il centro lascia l’immobile. Comincia così la sua lunga storia di abbandono e la via burocratica intrapresa dall’Astalli affinché venga messo a norma e a loro assegnato. Negli anni successivi, i lavori vengono eseguiti con un finanziamento della Regione, ma mancano ancora le certificazioni. Almeno fino a questa estate. Passeranno però altri cinque mesi per avere l’allaccio delle utenze.
E così si arriva alla firma di ieri. Un momento che doveva essere di gioia e che si è invece trasformato in rabbia per i volontari. «Il bene è stato completamente distrutto e depredato all’interno – racconta Mola – Sono stati asportati gli infissi, parecchio costosi, è stata divelta parte dell’impianto elettrico, rubati i rubinetti e le porte del bagno. Ieri notte, dopo che siamo andati via, avranno fatto il resto, perché dentro c’era ancora una scala e i vetri, di valore, perfettamente sistemati e accatastati». Anche per il Comune, presente ieri alla firma con un tecnico, lo stato del bene confiscato sembra essere una sorpresa. «Noi non ci mettevamo piede dallo scorso anno, loro ci hanno detto che quest’estate era tutto perfetto».
Ma intanto, forse per ripicca, forse perché il tempo di abbandono della casa stava ormai per scadere, ignoti hanno fatto razzia. Rendendo l’immobile inutilizzabile. «Per anni, lavorando in quel quartiere, non abbiamo mai avuto problemi – racconta Mola – Così però è impossibile attivare il dormitorio per richiedenti asilo com’era nei nostri progetti». I soldi necessari alla sistemazione dello stabile non ci sono. «E, non potendo entrare, non possiamo nemmeno partecipare a bandi per ottenere dei finanziamenti. Cosi per noi è un vuoto a perdere – continua la volontaria – Abbiamo firmato solo per un dovere sociale, per non lasciare quello spazio ancora abbandonato e farlo depredare ulteriormente». Una scelta che però comporterà delle spese al centro Astalli, «come quella, di almeno tremila euro, per la guardiania – conclude Loriana Mola – Il nostro appello va alla società civile, affinché ci aiuti a risistemare via Delpino almeno in parte».
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