«Un gioiellino», lo sintetizza Filippo, che è di Trieste e ha 22 anni. «Un’eccellenza» è la definizione scelta invece da Andrea, che di anni ne ha 23 e viene da Reggio Emilia. Entrambi sono due studenti del Centro sperimentale di Cinematografia, che si trova all’interno dei cantieri culturali alla Zisa. «Dal Nord i giovani vengono a studiare qui, abbiamo invertito la tendenza» chiosa con orgoglio il direttore della sede Ivan Scinardo.
Quando si arriva al padiglione 4, una superficie coperta di 1.800 metri quadrati (con aule didattiche, sala montaggio, area eventi, sala di proiezione, teatro di posa, auditorium), si ha davvero la sensazione di essere in quella che Scinardo chiama «la Casa del Cinema». Sede distaccata della più importante e antica istituzione cinematografica italiana, la scuola palermitana è nata nel 2009 e gode di un’inusuale sinergia tra Comune e Regione. «Il primo ci mette a disposizione gli spazi e ne cura i servizi- continua il direttore, con un passato da giornalista – mentre la seconda mette i fondi per il funzionamento e la didattica».
Anche se c’è da specificare che «la Regione ha tagliato i fondi, passando dai 500mila euro iniziali ai 44mila attuali. Tanto che abbiamo dovuto chiedere una quota da 200 euro al mese ai ragazzi per quella che rimane una formazione d’eccellenza». Al momento «stiamo lavorando per ottenere il riconoscimento dell’equipollenza dei nostri corsi con la laurea, speriamo di farcela entro l’anno. Anche per abbassare l’età di selezione, che al momento va dai 21 ai 28 anni». La scuola richiede un impegno costante, con lezioni che vanno da lunedì a venerdì dalle 9.30 alle 17.30. Ardua poi è la selezione, dislocata in tre livelli: dopo la prima sfoltita, che si ottiene nel più classico dei modi esaminando curriculum e lettera motivazionale, si ottiene un colloquio a Palermo con tutti i docenti (tra i più rinomati professionisti del settore) e un successivo periodo di prova per tre mesi dopo il quale si affronta finalmente il vero e proprio corso, della durata di tre anni.
La sede palermitana, nata inizialmente per affrontare anche il cinema di finzione, si è poi specializzata nei documentari. «Non abbiamo docenti fissi – spiega ancora Scinardo – e lavoriamo attraverso il metodo dei moduli, ciò consente ai ragazzi di avere una contaminazione di generi. Per loro è importante avere chi il cinema lo fa davvero, succede spesso che registi e professionisti si portino sul set gli studenti della scuola. Anche per questo motivo la percentuale di occupazione è altissima». In aggiunta si è da poco «costituita un’associazione di ex allievi, al quale la scuola affida lavori ad hoc pagandoli come meritano i professionisti; un esempio è avvenuto ad Expo, con l’Assessorato all’Agricoltura che ci ha commissionato uno spot che noi abbiamo subito girato all’associazione».
Insomma: ci sono volte in cui Palermo non ha nulla da invidiare rispetto alle opportunità che il tanto mitizzato Nord riesce a offrire. Ma come si trovano i giovani studenti che decidono di venire a vivere qui? «Ero stato una volta qui da bambino, come turista – racconta Andrea -. Palermo è una città complessa, con varie sfumature positive e negative, vivendoci qui ho avuto modo di conoscerla in maniera approfondita». Mentre per Filippo la particolarità della città sta nel fatto che «ogni quartiere è un mondo a sé, talmente tanto che se non sei del posto vieni subito riconosciuto. E poi c’è un po’ di diffidenza verso le riprese, le persone pensano che tu sia della tv, non conoscono altre forme di racconto. Anzi, a dire il vero in molti qui a Palermo non conoscono neanche la scuola».
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