Non solo interdizione dai pubblici uffici per sei mesi. Adesso per i sei dipendenti del Cas, nei confronti dei quali la gip Tiziana Lanza ha applicato la misura interdittiva, arriva un altro provvedimento. Nuove grane per i sei indagati accusati di peculato e falso, nell’inchiesta sugli incentivi condotta dalla Dia e coordinata dalla procura di Messina, che ha svelato il sistema messo in piedi da un ristretto circolo di dipendenti per appropriarsi i bonus previsti per i progetti banditi internamente al consorzio di contrada Scoppo.
Il nuovo provvedimento è stato adottato per cinque – Antonio Lanteri, Angelo Puccia, Gaspare Sceusa, Alfonso Schepisi, e Anna Sidoti – dallo stesso Cas e dal Comune per Stefano Magnisi. Quest’ultimo è direttore di sezione della ragioneria di Palazzo Zanca, e all’epoca dei fatti presi in esame dalla magistratura, dal 2012 al 2013, ricopriva all’interno del Cas il ruolo di ragioniere capo, con qualifica di supporto al responsabile unico del procedimento e di collaboratore tecnico a vario titolo. Oltre alla sospensione è stata deciso anche di dimezzare loro lo stipendio.
Il Cas è già a lavoro per sostituire i suoi dipendenti, anche perché come nel caso di Schepisi e della Sidoti, i due sono, anzi erano, direttore dei lavori e responsabile unico del procedimento dei lavori di consolidamento del viadotto Ritiro.
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