Quattro li hanno arrestati ieri mattina, agli altri 13 gli agenti della squadra mobile di Catania hanno notificato le ordinanze di custodia cautelare in carcere. Per la direzione distrettuale antimafia, sono i responsabili di otto rapine a mano armata compiute tutte nella città etnea tra il settembre 2007 e il gennaio 2008, e di un altro colpo simile ad Avola (Siracusa), anche questo nel gennaio 2008. Lo scopo? Secondo il giudice che ha emesso le ordinanze, Santino Mirabella, e secondo i procuratori che le hanno richieste, Pasquale Pacifico e Fabrizio Aliotta, riempire le casse delle famiglie Cappello-Bonaccorsi. Per questo, a tutti è stata contestata l’aggravante delle finalità mafiose. In particolare, i Bonaccorsi, noti anche come «Carrateddi», avevano bisogno di quei soldi da reinvestire nell’acquisto di cocaina per lo spaccio. Un giro d’affari che la Procura definisce «di alto livello», anche per via dei rapporti del clan catanese con le cosche calabresi e napoletane.
L’operazione è stata possibile grazie alle dichiarazioni rese a partire da luglio 2010 dei collaboratori di giustizia Vincenzo Fiorentino, Gaetano Musumeci e Natale Cavallaro, affiliati ai Carrateddi, presenti a quasi tutte le rapine e già in carcere per altri reati. A finire in manette ieri sono stati Attilio Bellia (33 anni), Salvatore Di Mauro (46 anni) e Angelo Ragonese (54 anni), mentre a Grazia Diolosà (30 anni) sono stati concessi gli arresti domiciliari, perché madre di un bambino di età inferiore ai tre anni.
Tra i 13 accusati già in carcere, anche Sebastiano Lo Giudice (34 anni), boss dei Carrateddi e attualmente al 41 bis, Antonino Gianluca Stuppia (26 anni), detenuto nella casa circondariale di Bicocca per associazione mafiosa, e Salvatore Bonaccorsi (24 anni), che dovrà rispondere anche di porto illegale di arma da fuoco e di tentato omicidio ai danni di un commerciante cinese che aveva tentato di opporsi alla rapina in corso.
Poco più di 400mila euro il bottino complessivo del gruppo. Di questi, circa 130mila euro venivano dalla merce contenuta in un magazzino alla zona industriale, 126mila euro da tre diverse gioiellerie in via Garibaldi, derubate a distanza di 20 giorni l’una dall’altra, e 155mila euro portati via da una filiale di Avola della Banca Antonveneta.
I Carrateddi sono anche al centro del processo nato a seguito dell’operazione Revenge. Le udienze relative al procedimento sono proprio in questi giorni in fase di svolgimento, ma dal Tribunale di Catania assicurano che gli arresti di ieri non hanno nulla a che vedere con quella vicenda giudiziaria, e che il fatto che «Lo Giudice fosse implicato nelle rapine e sia attualmente sotto processo è solo una coincidenza».
[Foto di Raffaele Sergi]
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