Caro voli in Sicilia, «tariffe sociali pronte entro l’estate» Ma per la continuità territoriale c’è poco da festeggiare

Tra dieci giorni saranno passati 19 anni. Il 23 dicembre del 2000 si festeggiava una legge che istituiva la continuità territoriale per la Sicilia. Quella norma però – la numero 388, approvata in Parlamento e presentata da un deputato siciliano dei Ds, Michele Cappella – è rimasta lettera morta. Almeno in larga parte. Ebbe seguito e fu applicata solo per le isole di Lampedusa e Pantelleria, mentre per gli aeroporti di Palermo e Catania non si mosse foglia, né a Roma né al governo regionale. Nonostante quella stessa legge mettesse a disposizione 150 miliardi di vecchie lire per il 2001 e il 2002. 

Oggi i senatori di Italia Viva – in prima fila i siciliani Valeria Sudano e Davide Faraone, insieme a Matteo Renzi – esultano per l’approvazione di un loro emendamento in commissione Bilancio che rimette mano alla norma del 2000, la attualizza e stanzia nuove risorse, 25 milioni di euro per un anno. «La continuità territoriale per la Sicilia è realtà – ha commentato Sudano – Dopo anni di lotte, insieme al deputato Luca Sammartino all’Assemblea regionale siciliana, finalmente ci siamo riusciti. È una grande vittoria. I siciliani non saranno più cittadini di serie B».

In realtà, la tribolata storia dei collegamenti aerei siciliani lo insegna, è meglio essere prudenti. L’emendamento di Italia Viva ha il merito di ripescare e aggiornare uno strumento, quella legge del 2000, dimenticato e che invece disegna la cornice nella quale provare a costruire una vera continuità territoriale. Ma, oggi come diciannove anni fa, raggiungere l’obiettivo resta un percorso lungo e complicato, sia dal punto di visto dell’iter burocratico che da quello delle risorse necessarie. 

Partendo dal secondo punto: la legge del 2000 metteva a disposizione 150 miliardi di lire per due anni, il triplo di quanto inserito nell’emendamento di Italia Viva. A fronte, inoltre, di un traffico passeggeri negli aeroporti di Palermo e Catania che negli ultimi 19 anni è passato da 7 a 17 milioni. Stando a tecnici e addetti ai lavori – da Enac fino a diversi docenti di Infrastrutture – sulla base di questi dati, per garantire una vera continuità territoriale a tutti i siciliani, servirebbero tra i 150 e i 200 milioni di euro all’anno. Risorse che purtroppo al momento non ci sono e che né la Regione né il governo centrale possono o vogliono stanziare. 

Per quanto riguarda l’iter burocratico, già nel 2000 la norma prevedeva che il ministro dei trasporti, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, disponesse «l’imposizione degli oneri di servizio pubblico» sui collegamenti aerei da e per la Sicilia; che entro trenta giorni il presidente della Regione indicesse una conferenza di servizi per stabilire, tra le altre cose, «numero e orari dei voli, livelli tariffari, e soggetti che avrebbero potuto usufruire delle agevolazioni». E ancora: nel caso in cui nessun vettore avesse «istituito servizi di linea con assunzione di oneri di servizio pubblico», si sarebbe dovuto procedere a «una gara di appalto europea». Il tutto subordinato a una comunicazione all’Unione europea che avrebbe dovuto dire la sua. Niente di tutto questo fu fatto. 

Oggi, con l’approvazione dell’emendamento di Italia Viva, ci si riprova. Dal momento in cui la legge verrà approvata in Parlamento e pubblicata, si danno trenta giorni di tempo al ministro delle infrastrutture, d’intesa con il presidente della Regione siciliana, per indire una conferenza di servizi. Anche stavolta è previsto che «qualora nessun vettore accetti l’imposizione degli oneri di servizio pubblico, il ministro delle Infrastrutture, d’intesa con il presidente della Regione siciliana, provvede all’affidamento mediante gara di appalto». 

Su questo punto il viceministro dei Trasporti Giancarlo Cancelleri rimane prudente. «Sono iter legislativi molto lunghi – ha detto oggi a Caltanissetta – dobbiamo avere a che fare con l’Europa che non è detto ci dica di sì su Palermo e Catania». Intanto conferma che dal 2020 i prezzi verranno ridotti per gli scali di Trapani e Comiso, grazie alle risorse appositamente stanziate dallo Stato e dalla Regione negli ultimi anni. «A marzo del 2020 avvieremo la gara di appalto ed entro l’estate del 2020 avremo gli aerei a prezzi da continuità territoriale su varie tratte – ha detto Cancelleri – Da Comiso si farà Roma e Milano, da Trapani faremo Verona, Ancona, Napoli e altre tratte importanti».

In attesa di capire se davvero l’iter per la continuità territoriale su Palermo e Catania andrà avanti, Cancelleri tira dritto sulle tariffe sociali dai due scali principali. «Prima dell’estate saremo pronti», ha detto. Il finanziamento approvato è di 25 milioni di euro per il 2020 che servirà a calmierare i prezzi per quattro categorie sociali svantaggiate: studenti e lavoratori fuori sede, disabili gravi e chi deve viaggiare per problemi sanitari. «Per quanto riguarda le modalità stiamo pensando a una pagina dedicata sul portale dell’Enac dove il cittadino che appartiene a una di quelle categorie lo deve dimostrare, per cui caricherà i documenti necessari, e a quel punto, verrà registrato e riconosciuto e gli sarà fornito un codice di sconto. All’acquisto del biglietto – ha precisato Cancelleri – su qualunque vettore aereo, per qualsiasi destinazione, da Palermo e da Catania aggiungerà il codice di sconto. Stiamo cominciando con uno sconto del 30 per cento e poi a metà anno faremo i conti su quanti soldi sono rimasti». 

Salvo Catalano

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