Caro Renzi, prima di toccare lo Statuto dei lavoratori pensi a creare il lavoro

PERCHE’ QUELLO CHE STA PROVANDO A FARE IL CAPO DEL GOVERNO DEL NOSTRO PAESE E’ ILLOGICO

di Carmelo Raffa

Eravamo agli anni del boom economico italiano, epoca in cui un posto di lavoro non si negava a nessuno o quasi. Anche allora c’era un dramma nel Meridione e tanti padri e tante madri erano costretti e costrette a lasciare la propria terra per raggiungere le città del Nord per guadagnarsi un pezzo di pane.

Le fabbriche della Fiat, dell’Alfa Romeo, della Pirelli e via continuando assumevano migliaia e migliaia di lavoratori ed altrettanto facevano le piccole imprese, anch’esse ubicate nelle zone del Settentrione.

Ma se il lavoro c’era, venivano fuori molti casi di discriminazione e di vessazione nei confronti dei lavoratori e principalmente delle lavoratrici. Alcuni arroganti datori di lavoro non riuscivano a comprendere che “non di solo pane vive l’uomo”. Lavoratrici venivano licenziate perché incinte o perché si erano permesse di aderire allo sciopero nazionale proclamato dai sindacati.

Vessazioni ed anche capricci da parte di alcuni imprenditori senza scrupoli costringevano lavoratrici e lavoratori ad organizzarsi nei sindacati ed a partecipare a forme di dura protesta.

A fine degli anni ’60 del secolo passato la classe politica si rese conto che occorreva dare risposte giuste ed adeguate e, finalmente, il 20 maggio del 1970 veniva approvata la legge n.300 del 1970 contenente le norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori che veniva pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale in data 27 maggio dello stesso anno.

Dall’approvazione della predetta legge nessun danno si è manifestato negli anni successivi sulla produttività, tant’è che il boom italiano non si fermò.

I mutamenti tecnologici avvenuti nei decenni successivi provocarono una contrazione della forza lavoro in tutti i settori.

La risposta politica, d’intesa col sindacato, fu d’inventare forme di lavoro a tempo e precarie che nei fatti non garantivano le tutele previste per gli altri lavoratori dalla legge 300 del 1970.

Negli anni scorsi e dopo la nascita della cosiddetta Seconda Repubblica è diventato un tema dominante quello di procedere ad apportare modifiche allo Statuto dei lavoratori. Ricordiamo tutte le battaglie fatte dalla sinistra per impedire che ciò avvenisse ed a tal proposito si mostrava al mondo del lavoro il volto demoniaco di Berlusconi che voleva sbaraccare i diritti acquisiti dai lavoratori.

Oggi chi ci riprova? Matteo Renzi, nuovo leader di un Partito che ha ereditato un po’ di ideologia del grande Partito Comunista Italiano, poi PDS e poi DS, ma anche della sinistra della Democrazia Cristiana, poi Partito Popolare e poi Margherita.

Renzi ci riprova non tenendo in considerazione che la maggioranza dei parlamentari del Partito Democratico è stata eletta su proposta dell’allora Segretario nazionale, Pierluigi Bersani, che nel suo programma non aveva certamente enunciato il superamento dell’art. 18 della legge 300 del 1970.

Noi ci chiediamo: perché l’attuale Governo non pensa prima a come far ripartire lo sviluppo e la produttività della Nazione? Quanti giovani disoccupati ci sono in Italia e quanti di più in percentuale ce ne sono nella nostra triste Isola?

A tal proposito nei giorni scorsi ci eravamo soffermati sullo scandalo regionale del cosiddetto flop-day che ha fatto emergere che centinaia di migliaia di giovani gareggiavano per conquistare un’occupazione di 500 euro al mese.

Ciò di per sé dovrebbe costituire un segnale angoscioso: con 500 euro al mese come si fa a campare?

Ma purtroppo la realtà è che tantissimi giovani rimangono nell’Isola per fare i poveri e pazzi.

Caro Presidente del Consiglio Matteo Renzi, a noi poco ci importa se Lei è progressista o conservatore alla Margaret Thatcher, come preferisce definirla la Susanna Camusso.

Ciò che vorrebbero gli italiani – ed ancor di più i poveri e disperati siciliani -è che si affrontino seriamente le tematiche relative a sviluppo, produttività ed occupazione.

Come LinkSicilia Le rinnoviamo la proposta di defiscalizzare totalmente e per un periodo di cinque anni le nuove assunzioni che verranno operate nell’Isola. Ciò consentirebbe un notevole beneficio per gli Imprenditori ed i lavoratori avrebbero in busta paga 1000 euro nette al mese.

Dopodiché, caro Renzi, non dimenticando ciò che fecero i padri della Prima Repubblica per evitare vessazioni, sfruttamenti e discriminazioni si può procedere ad aggiustamenti delle vecchie normative.

 

Redazione

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