Una mobilitazione unitaria per dire “no” al caro bollette e per chiedere interventi immediati a sostegno di imprese e lavoratori sui quali gravano costi energetici non più sostenibili.
“Non stacchiamo la spina. Catania vuole vivere” è lo slogan e il nome della manifestazione di questa mattina in piazza Università, una delle tappe dei sit-in di protesta contro il caro energia promossi in diverse piazze siciliane dalle associazioni datoriali e sindacali, in vista della mobilitazione regionale in programma a Palermo il prossimo 7 novembre.
Alla manifestazione catanese hanno preso parte: Assoesercenti, Cgil, Cia, Cidec, Cna, Confagricoltura, Confcommercio, Confcooperative, Confindustria Catania, Legacoop, Ugl, Uil, Upia Casartigiani, Upla Claai. Nel corso della mattinata i rappresentanti delle organizzazioni partecipanti sono stati ricevuti dal prefetto, Maria Carmela Librizzi, a cui è stato presentato un documento unitario di analisi e proposte.
Assente invece la Cisl di Catania, che ha spiegato le motivazioni della decisione in una nota a firma del segretario Maurizio Attanasio:
«Siamo accanto alle famiglie e ai lavoratori – si legge – a rappresentare il forte disagio delle fasce sociali più vulnerabili. Siamo al fianco di tutte le imprese che si trovano in gravi condizioni. Reclamiamo presso i nuovi governi, regionale e nazionale, nuove politiche industriali, infrastrutturali ed energetiche da organizzare e condividere. Allo stesso tempo, un serrato controllo sui prezzi per verificare, ed eventualmente arrestare urgentemente, tentativi di speculazione. Ma non crediamo opportuno e funzionale, ora, soffiare sulle piazze, senza oltretutto avere degli interlocutori dei governi. Questo è il tempo del dialogo e del confronto sociale, aperto e costruttivo, della partecipazione e della corresponsabilità, tese ad orientare politiche strategiche in grado effettivamente di far fronte all’emergenza sociale in atto».
E ancora: «In questo momento su questi temi, al di là delle appartenenze ideologiche e politiche, si dia almeno il tempo che si formino governi, ministeri e assessorati, per aprire il confronto concreto. Solo ad un mancato ascolto protesteremo con merito e metodo nelle piazze e nei luoghi del lavoro».
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