«La cosa che vorrei da parte delle istituzioni e dalla politica è un po’ di attenzione. Mi chiedo sempre come sia possibile che siamo stati riconosciuti patrimonio dell’umanità Unesco, che il resto del mondo ci cerchi e ci sostenga e invece qui, a casa nostra, ci facciano sopravvivere per la serie a quannu campa, campa, e quannu muori, muori». Sono le parole del puparo palermitano Mimmo Cuticchio, 68 anni. Nel 1973 il maestro si stacca dal teatrino del padre Giacomo e apre il suo in via Bara dell’Olivella, dove quest’anno ha deciso di organizzare il carnevale coinvolgendo tutti gli artigiani e i commercianti della via. Un’iniziativa dal basso, nello spirito che da sempre anima il lavoro di Cuticchio, simile – secondo la sua stessa definizione -a quello dei contadini: ogni anno, tutti i giorni, sul terreno a sporcarsi le mani.
«I pupi hanno bisogno di essere accuditi – continua – nel mio teatro, oltre alla tradizione classica dei paladini, c’è un continuo lavoro di ricerca». Che abbraccia la contemporaneità. «Io racconto spesso l’attualità, cosa che forse molti non sanno. Ad esempio, nel prossimo spettacolo (in programma per sabato e domenica, ndr) parlo dei senza casa, della disoccupazione, dell’arte di arrangiarsi. In passato ho anche parlato di femminicidio». Il suo teatrino ha novanta posti ed è gestito da sette persone, più quattro all’occorrenza. Un piccolo mondo incantato, fatto di spadaccini, draghi e principesse. Ma anche nuovi pupi e nuove storie da raccontare accanto ai grandi classici di Rinaldo e Rolando.
«Mi piacerebbe – continua Cuticchio – che le istituzioni facessero un po’ di promozione, magari con dei cartelloni pubblicitari al porto, alla stazione e all’aeroporto, per far sapere di noi ai turisti. Io non voglio essere campato dalla politica, non mi è mai piaciuto l’assistenzialismo, ma mi piacerebbe che ci aiutassero nella comunicazione». Per informare cittadini e visitatori su un teatro sempre attivo, perché «noi non siamo pezzi da museo». Quest’anno Mimmo con la sua compagnia e i suoi pupi hanno due tournée, in California e in Australia, dove andranno a portare la storia dell’Orlando furioso che compie 500 anni dalla sua pubblicazione. «Ci tengo alla memoria – conclude il maestro – mi piace tramandarla alle scolaresche, mettere in scena l’incanto e vedere i loro occhi esterrefatti e attenti. E devo ringraziare le insegnanti e i palermitani che non ci abbandonano e ci fanno sentire il loro affetto».
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