Ipab Paternò, 28 mesi di stipendi arretrati «In famiglia pesa non portare soldi a casa»

«Non so come pagare le spese per il matrimonio di mio figlio». «Devo ancora versare dei soldi alle pompe funebri che hanno curato il servizio per il funerale di mio marito». Sono queste le parole di alcune dipendenti dell’Istituto pubblico di assistenza e beneficenza Salvatore Bellia – Cutore di Paternò. I dipendenti aspettano ancora il versamento di 28 mesi di stipendi arretrati. L’ultima mensilità gli è stata pagata lo scorso Natale, ma era quella che copriva le spettanze del mese di novembre 2013. 

Le lavoratrici e i lavoratori che si occupano di prestare assistenza agli ospiti del centro Ipab sono circa venti, e nonostante il ritardo nei pagamenti, non mai hanno sospeso il servizio. Ma adesso chiedono ai vertici della struttura risposte concrete sulla vicenda. Una rappresentanza di loro ha avuto un faccia a faccia con Roberto Prestigiacomo, sindacalista della Uil. La sigla sindacale ha proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori e ha chiesto al presidente del consiglio comunale di Paternò Laura Bottino la convocazione del senato cittadino per discutere le possibili soluzioni. 

«La situazione è drammatica – spiega Prestigiacomo – La politica faccia il proprio dovere». Il sindacato ha chiesto già due incontri con i responsabili del Bellia, ma non ha avuto alcuna risposta: «Siamo pronti ai ricorsi giudiziari», minaccia adesso Prestigiacomo. Il vice presidente dell’Ipab Alfredo Corsaro, contattato da MeridioNews, manifesta la disponibilità del consiglio di amministrazione dell’ente a incontrare una rappresentanza dei dipendenti, nel corso della prossima settimana. «Siamo all’opera per eliminare il disagio. Per sbloccare i pagamenti attendiamo l’arrivo dei fondi regionali, comunali e di altri enti», spiega Corsaro. 

«Mi sono dovuta mettere in aspettativa – racconta arrabbiata Patrizia Donato, dipendente della casa di riposo – Non ho soldi per mettere la benzina nella macchina e senza l’auto non posso recarmi a lavoro». Sulla stessa lunghezza d’onda la collega Enza Pappalardo: «Non portare soldi a casa crea incomprensioni con mariti e figli. Per lavorare sacrifico il tempo che potrei dedicare alla mia famiglia e pretendo di essere pagata». I lavoratori e le lavoratrici devono percepire arretrati per circa 700 mila euro

Secondo le fonti interne al Bellia, la struttura è da tempo in attesa di 300mila euro di contributi dalla Regione Siciliana, di oltre 400mila dall’Asp attraverso il tramite del Comune di Paternò, mentre altri 300mila da una controversia con gli ex affittuari di un gruppo di fondi agricoli di proprietà della casa ospitante. Le stesse fonti fanno sapere, inoltre, che il presidente dell’Ipab Enzo Spartà – in questi giorni irreperibile telefonicamente – è stato impegnato a sollecitare l’attenzione della Regione sulle problematiche della struttura di assistenza paternese. 

Salvatore Caruso

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