Carini, dipendenti comunali a rischio «Usufruiremo di un fondo regionale»

L’amministrazione e i consiglieri comunali del Comune di Carini, dopo aver dichiarato il dissesto lo scorso 30 aprile, si sono messi in moto per salvare le sorti dei centocinque dipendenti precari che prestano servizio negli uffici pubblici. La stessa dichiarazione di dissesto è stato un atto a favori dei lavoratori in modo tale da usufruire di una legge regionale che garantisce la copertura economica dello stipendio dei precari a tutti i comuni che avrebbero dichiarato il dissesto entro la fine di aprile.

«Ci siamo attivati con la Regione» spiega a MeridioNews il consigliere di maggioranza, capogruppo di Azione popolare, Luca Senapa, che ieri ha partecipato a un incontro all’assessorato regionale agli Enti locali. «Vogliamo trovare una soluzione celere che possa permettere ai lavoratori di poter tornare a prestare servizio il prima possibile. C’è stato spiegato che l’assessorato ha intenzione di mettere a disposizione un ulteriore fondo entro 15 giorni che possa permettere a tutti quegli enti che, come Carini, hanno dichiarato il dissesto entro il 30 aprile e che quindi entrano a far parte degli enti che possono usufruire dei fondi previsti dalla legge regionale». 

Secondo Senapa basterebbero 252 mila euro a coprire le mensilità di maggio e giugno. «Non sappiamo – continua – se sarà possibile ricevere questa cifra esatta perché le somme che ci spettano non sono ancora note ma il dirigente generale ci ha garantito che molto presto affronteranno il problema cominciando già ad attivarsi da domani». Il primo luglio l’assessorato renderà note le coperture finanziare ufficiali con dati certi di bilancio che comprenderà tutti gli enti in dissesto (che in Sicilia si aggirano intorno ai duecento). «Il secondo passo – aggiunge il consigliere – sarà quello di inoltrare al ministero degli Interni (dove si riunirà la commissione il 24 maggio ndr) la comunicazione con la quale si rappresenta la copertura finanziaria che eventualmente ci sarà messa a disposizione, per poter così chiudere l’iter burocratico che consentirebbe la prosecuzione contrattuale di fatto».

Marco Tranchina

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