Non è certo che si sia trattato di un’aggressione di matrice razziale. Gli uomini delle forze dell’ordine preferiscono mantenersi cauti sulle ragioni che avrebbero spinto due uomini a picchiare, con calci e pugni, due migranti provenienti dal Gambia e ospiti del Cara di Mineo. Le due vittime, una di 30 e l’altra di 26 anni, sono state fermate sulla strada statale 417 mentre, in bicicletta, tornavano nella struttura di accoglienza in provincia di Catania. Mancavano poco alle 21 quando i migranti sono stati bloccati e malmenati. Le prime notizie parlavano di tre aggressori. Adesso, però, sembrerebbe che le indagini si stiano concentrando su due persone.
All’origine del pestaggio, secondo quanto si apprende da fonti investigative, ci sarebbe un tentativo di rapina. Che però non sarebbe andato del tutto a buon fine. Perché il 26enne sarebbe riuscito a scappare con la sua bici, tornando al Cara per dare l’allarme. Il suo connazionale 30enne, invece, sarebbe rimasto da solo con i presunti rapinatori, che lo avrebbero picchiato. All’uomo, che è stato soccorso dal personale del 118 ed è stato portato all’ospedale di Caltagirone, è stata assegnata una prognosi di 30 giorni.
I due aggrediti sono stati sentiti dalle forze dell’ordine. Sull’episodio è stato aperto un fascicolo sul quale sta indagando la procura di Caltagirone. Nelle prime ore dopo il fatto era stata avanzata l’ipotesi che potesse trattarsi di un’aggressione di tipo razziale. Uno strascico del duplice omicidio che ha scosso il vicino Comune di Palagonia. E che, in base agli esiti delle prime indagini, sarebbe stato commesso da un 18enne ivoriano residente proprio nel centro di accoglienza per richiedenti asilo del Catanese. Forse aiutato da un complice. I funerali delle due vittime si sono svolti oggi alle 17 nella chiesa di San Giuseppe. La celebrazione si è svolta in una città blindata «per motivi di ordine pubblico».
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