Cara, dopo i proclami pochi soldi e Comune abbandonato Il post chiusura a Mineo tra cani e un decreto ingiuntivo

«Abbiamo vissuto per anni in un paese nel paese e adesso ci servono i fondi per tornare alle condizioni di partenza». Fa ricorso all’insiemistica il sindaco di Mineo Giuseppe Mistretta per spiegare gli otto anni in cui la struttura di contrada Cucinella è stata il centro di accoglienza per richiedenti asilo più grande d’Europa. «Avevamo chiesto oltre un milione di euro – ammette il primo cittadino – ma al momento abbiamo ricevuto disponibilità per 87mila euro». Meno di un decimo del contributo inizialmente richiesto che, «tra l’altro non abbiamo ancora nemmeno ricevuto. In ogni caso – dice senza mezzi termini Mistretta a MeridioNews – si tratta di una cifra che non ci soddisfa perché è assolutamente insufficiente, una nullità. Siamo stati abbandonati dallo Stato». 

E, intanto, sulla scrivania del sindaco è arriva la richiesta di di un decreto ingiuntivo di due milioni e 300mila euro. «Dall’associazione temporanea di imprese Casa della solidarietà (che nel 2014 si era aggiudicata la gara d’appalto per i servizi al Cara e che è finita al centro dell’attenzione dell’autorità anticorruzione, ndr) è arrivato un decreto ingiuntivo indirizzato al Consorzio Calatino che, però, – spiega Mistretta – è in liquidazione quindi a pagare dovrebbero essere i vari Comuni. Una spada di Damocle». Probabile uscite da una parte e incerte entrate dall’altra.

Ecco quel che resta dopo la chiusura definitiva dei cancelli della struttura del Cara. La conta dei danni e degli ospiti rimasti, cioè i cani randagi che per anni hanno vissuto sotto la pensilina davanti alle villette a schiera. Animali che il Matteo Salvini, quando era ministro dell’Interno, aveva preso a cuore tanto da pubblicare un video su Facebook in cui invitava «famiglie, bambini e nonni» a mandare «un contributo economico» oppure ad «aprire le porte di casa». Poi era arrivata la promessa che sarebbe stato il Viminale a farsi carico dei costi non solo per i cani ma anche per «le spese che sosterremo per riportare il territorio com’era prima del 2011». Era questa la garanzia che Mistretta si era portato a casa dopo i due viaggi a Roma. «Adesso – anticipa – mi hanno convocato per un incontro subito dopo le festività natalizie e mi auguro che sia la volta buona». Dal ministero dell’Interno fanno sapere a questa testata di avere «già concesso oltre 80mila euro al Comune di Mineo» e confermano che «un rappresentante del Viminale incontrerà il sindaco per continuare a seguire la vicenda». Nonostante il cambio al vertice del ministero, «per noi – garantiscono – resta una situazione oggettivamente complessa e meritevole di attenzione».

Una richiesta di un contributo importante che il primo cittadino giustifica, non solo con le spese affrontate per l’accudimento dei cani. «Per questo abbiamo speso circa 10mila euro – precisa Mistretta – a fronte dei 120mila che avremmo speso se li avessimo portati in un ricovero, ma senza contare i costi delle ore di lavoro dei due vigili (su cinque, ndr) che due volte al giorno andavano ad accudire gli animali». Adesso che oltre 90 esemplari sono stati adottati e gli ultimi dovrebbero andare via subito dopo il periodo delle feste, resta un lungo elenco di interventi da realizzare sul territorio post-Cara. «C’è da migliorare la videosorveglianza per garantire maggiore sicurezza visto che diversi migranti sono rimasti nei dintorni e hanno anche già occupato le abitazioni di alcuni agricoltori» dice Mistretta. 

Nella lista del sindaco si passa poi a pensiline e panchine degli autobus da ripristinare, recinzione del campo sportivo da sostituire, bambinopoli danneggiata da sistemare, bagni pubblici vandalizzati da rendere di nuovo funzionali, rifiuti da eliminare dal territorio. «Tutte cose – sostiene il primo cittadino – che abbiamo ereditato dall’avere raddoppiato il numero degli abitanti in quegli anni che hanno dei costi che non è giusto che si sobbarchi il Comune e, quindi, i miei cittadini. Per questo – conclude – chiediamo di potere almeno recuperare i danni che abbiamo ricevuto».

Marta Silvestre

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