Caputo: “No alla figlia di Riina nel contesto scolastico di Corleone”

Fa discutere il caso della figlia del boss di cosa nostra, Totò Riina, eletta nel consiglio d’istituto della scuola elementare ‘Finocchiaro Aprile’ di Corleone. Di scena Maria Concetta Riina, la più grande delle due figlie del capo dei capi. Ieri la sua elezione è stata bollata come “inopportuna” da esponenti della politica e della magistratura.

Il pubblico ministero, Antonio Ingroia, che svolge il proprio servizio presso la Procura della Repubblica di Palermo, si è chiesto come mai “un nome come quello di Riina riscuota ancora consenso a Corleone”. Più dura Sonia Alfano, la figlia del giornalista Beppe Alfano ucciso dalla mafia: “I figli di feroci mafiosi, prima di assumere incarichi così delicati, dovrebbero rinnegare le azioni dei proprie padri. Non mi risulta che Concetta Riina l’abbia mai fatto”.

Ora sulla vicenda interviene anche il parlamentare regionale del Pdl, Salvino Caputo. “Ho chiesto all’assessore regionale alla Pubblica istruzione, Mario Centorrino – dice Caputo – di avviare un accesso ispettivo all’interno dell’Istituto comprensivo di Corleone, dove la figlia del capo dei capi di cosa nostra, Salvatore Riina, riusulta tra gli eletti nel consiglio di istituto. Comprendo il valore della autonomia gestionale degli istituti scolastici – osserva ancora il deputato di Sala d’Ercole – ma ritengo che sia fortemente inopportuna non soltanto la candidatura della Riina, ma il suo inserimento in un contesto scolastico che sta avviando importanti progetti sulla legalita”.

A creare qualche imbarazzo è il fatto che il consiglio d’istituto della scuola elementare di Corleone deve stipulare una convenzione con i ragazzi di ‘Addiopizzo’ per diffondere i temi della legalità tra i giovani studenti.

Non è la prima volta che Maria Concetta Riina finisce sotto i riflettori. Le capitò anche quando frequentava il liceo scientifico di Corleone. Correva l’anno 1995 e Maria Riina venne eletta dagli studenti nel consiglio d’istituto con 57 voti su 239. Anche allora le polemiche finirono sui giornali.

Redazione

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