Capodanno: dove e perché

Giorno 2 gennaio. Si incontra il solito amico che non si vede da tempo. Prima domanda, sempre la solita: «Che hai fatto a capodanno?».
La scena è senza dubbio comune e l’abbiamo vista e vissuta parecchie volte durante i primi giorni di ogni nuovo anno, così ci siamo chiesti dove i nostri coetanei hanno trascorso la fatale mezzanotte che separa un anno dall’altro.

Vagando per i Benedettini l’atmosfera non è delle migliori: il periodo è quello tragico pre-esami e sono molti quelli che, senza giri di parole, fanno capire che non è il momento giusto per fare domande così frivole. Ad ogni modo si trova sempre qualcuno che accetta volentieri di rispondere. «Cenare in famiglia è molto meglio: c’è più intimità, si passa la sera con le persone che si amano e non con degli sconosciuti» afferma convinta Katia.
E in effetti la sua opinione è condivisa da molti altri. La maggior parte degli intervistati preferisce il rito del cenone tra le pareti domestiche, per poi uscire magari dopo la mezzanotte con gli amici. Anche se a volte si è costretti (vuoi per la nonnina intransigente o la buca dell’ultima ora) a ripiegare sulla famiglia.Grande successo riscuote una variante del genere, ossia la cena in casa  di amici. «Con gli amici, in casa, è molto più divertente» spiega Veronica.
In montagna o in città l’importante è trascorrere il capodanno al riparo e in compagnia.

Al secondo posto si piazza l’uscita in locali che per l’occasione organizzano cene e feste particolari, anche se bisogna fare i conti con il portafogli. Si va dalla serata gratis, ai 30,70 e 90 euro pro capite. «A me il biglietto lo ha pagato il mio ragazzo. Ha insistito tantissimo per passare la serata in maniera speciale. Potevo rifiutare?».
Pochi i giovani che hanno invece scelto la piazza per festeggiare il 2007. La maggior parte sono ragazzi non fidanzati e comitive che non sono riuscite a trovare un accordo su un luogo specifico.
Dunque si preferiscono amici e famiglia a scapito di feste in discoteca e concerti di piazza.

Ma riflettendoci sopra, perché tutti questi giovani hanno deciso di trascorrere questa notte proprio in questi modi? Ne  avevano realmente voglia o sono stati costretti vuoi dalle circostanze o da parenti e amici?

Così, incuranti dei rischi derivati da una nuova incursione, ci ripresentiamo a sondare le opinioni dei nostri giovani colleghi accademici.
La maggioranza ha scelto di propria volontà, ma molti sono quelli che sono stati costretti da una decisione di gruppo (magari non proprio ben digerita). Casi particolari quelli di un gruppo di giovani matricole costretto dalle circostanze a rimanere – non proprio entusiasti – con le famiglie e quello di un pianista, terrorizzato all’idea di rimanere coinvolto nello scoppio di petardi, andato a letto subito dopo lo scoccare della mezzanotte.

Ma la voglia di uscire ad ogni costo da cosa nasce?
Le risposte sono vaghe. In realtà nessuno forse fa caso a questa frenesia del capodanno fuori ad ogni costo. «E’ più un desidero di divertirsi in maniera insolita o la voglia di seguire una moda?» chiediamo.
Un’opinione comune e ben sostenuta non c’è. Gli sguardi sono assenti e le menti si arrovellano su una questione che forse non ha quasi mai toccato queste giovani menti. «E’ un insieme di cliché e voglia reale» afferma decisa Eleonora.

Forse in realtà tutto nasce dalla voglia di stupire il solito amico con storie di grandiosi divertimenti in locali lussuosi o baite e chalet circondati da neve, piuttosto che annoiarlo con la tombola della zietta e il cotechino freddo della nonna ultra-ottantenne.
Ad ogni modo, non importa dove si trascorra una notte speciale come questa. «Per ballare c’è sempre il sabato. La cosa fondamentale è passarla con le persone più care. Per il resto basta una bottiglia di spumante e un paio di fiaccole» conclude Marco con un sorriso. 

Carmen Valisano

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