Antonio Camarda, Salvatore Puglisi, Cettino Bellia. Nella ridda di voci che hanno riempito oltre quattro ore di dibattito, solo le loro quelle più importanti. I due sindaci di Castiglione di Sicilia e Linguaglossa e il «coordinatore» del piano da 23 milioni che avrebbe dovuto cambiare il turismo sul versante nord dell’Etna. Tutti e tre nella stessa sala, assieme ad assessori, consiglieri e decine di operatori turistici da mesi sul piede di guerra per il blocco delle escursioni a quota 3000. Una seduta consiliare, convocata a Castiglione, che si trasforma nella maxi resa dei conti sulla storia di tira e molla, rivendicazioni e pure inchieste che negli ultimi anni ha travolto il comprensorio di Piano Provenzana.
A dettare i tempi è il castiglionese Camarda. Nel mirino dei critici, per quel suo legame politico di vecchia data con l’ex primo cittadino Bellia, il sindaco riepiloga allo sfinimento i passaggi che lo portano a difendere a spada tratta il piano che i due Comuni vararono a fine 2017 «per creare il sistema Etna-Alcantara». Ma anche, ricorda, le tappe dell’estenuante e finora inutile trattativa sul bando provvisorio da varare, su pressione del Comitato degli operatori di Linguaglossa, in attesa dell’eventuale aggiudicazione del project. Quello avanzato dall’Ati Etna Alcantara mobility patrocinata da Bellia, con l’intento di costruire cabinovia e altre infrastrutture fra l’Etna e l’Alcantara, in cambio della gestione della pista dei desideri, la strada per quota 3000 che parte da Piano Provenzana, di proprietà dei due Comuni.
«Qui sta il problema: quando abbiamo messo per iscritto che consegneremo la strada ai privati solo ad opere realizzate». Lo ha ribadito, durante la seduta, l’assessore linguaglossese Francesco Malfitana ma anche il consigliere Salvatore Comodo, il presidente del consiglio di Castiglione Francesco Raiti tornano sul tema a più riprese. Senza la pista per i crateri, vitale per il business a sei zeri del trasporti dei turisti sull’Etna, i privati del project hanno detto chiaramento che il piano «non è sostenibile». «L’idillio fra i due Comuni è saltato quando abbiamo messo posto la condizione della strada – ha sottolineato Malfitana – che è il nostro bene primario e non possiamo metterlo a rischio». Ma Bellia, prendendo parola e menando a destra e a manca, ha provato a sgombrare ulteriormente il campo: «Chi pensa che facciamo il project con i soldi dello sfruttamento della strada è in malafede». Parola, quest’ultima, che ripeterà al sindaco di Linguaglossa quando si passa al tema fideiussioni. Ovvero la garanzia che l’Ati dovrebbe dare ai Comuni per l’eventuale mancata realizzazione del project.
«Devono mettercela per forza, è la legge», ha ripetuto Puglisi, e Bellia, dopo averlo accusato di essere «in malafede» ha lasciato l’infuocata assemblea seguito dai soci. Prima, sempre l’ex presidente del parco dell’Etna, aveva anche rivelato che l’azienda mandataria dell’Ati avrebbe denunciato ai magistrati la circostanza di ventilati «ritardi» nell’iter del progetto di finanza. «Perché non si va avanti sul project – si domanda Bellia – e si perde tempo sul bando provvisorio? Cosa c’è sotto?». La sua risposta, criptica, arriva stamane a MeridioNews: «A Linguaglossa ci sono menti diaboliche che vogliono distruggere Etna nord». Qualcosa che è già avvenuto, a sentire gli operatori turistici che stavolta non hanno dato vita a manifestazioni di protesta. «Chiediamo solo di lavorare, senza escursioni è impossibile», ha rimarcato Angelo Di Francesco del Comitato Linguaglossa unita per lo sviluppo.
Nasce da questo fronte la spinta sull’appalto per il trasporto dei turisti nelle more del project, con le annesse ipotesi di una mediazione che al momento appare irraggiungibile. Linguaglossa, come scritto in una nota firmata da maggioranza, minoranza e operatori, propone un affidamento che si interrompa dopo cinque anni ove venga aggiudicato il project. «Non abbandoniamo il project – dice Puglisi – ma c’è un’intera comunità che chiede di andare a quota 3000 da subito». Castiglione chiede una clausola a quattro anni. «Se la differenza è un anno, perché è così difficile superarla», si chiede smarrito il folto pubblico del consiglio comunale. «Noi crediamo nel project – ha spiegato attraverso vari ragionamenti il sindaco Camarda – e più si allunga il bando provvisorio più quella prospettiva si annaqua». Fra l’altro, rimarca sempre lui, si erano già fatti vari sforzi per andare incontro alle esigenze di Linguaglossa. «Adesso dobbiamo dire basta – ha detto a più riprese Camarda – e se i nostri vicini vogliono, le escursioni partono così. Altrimenti Linguaglossa stracci il project e ci risediamo a parlare dell’appalto, chiudendo però la porta agli investimenti e allo sviluppo sull’Etna».
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