«Attività sospesa in attesa di chiarimenti giuridici». Questa la scritta che campeggia sul distributore automatico di cannabis light in pieno centro a Palermo. Dopo la sentenza la direttiva del ministro dell’Interno Salvini e soprattutto dopo il pronunciamento della Cassazione dei giorni scorsi, sono diverse le attività che hanno deciso di non rischiare di incorrere in complicazioni di carattere giudiziario. «Quello che è venuto fuori dalla Cassazione – spiega Mario, il titolare – è che la vendita delle infiorescenze è vietata per legge, ma poi aggiunge “purché non abbia un effetto drogante”. Ora questo effetto non è esattamente l’effetto che viene considerato stupefacente».
Mario spiega che organi medici e istituzionali «hanno individuato nella percentuale dello 0,5 di Thc la soglia non stupefacente. Ma il fattore non drogante non è lo 0,5 per cento – sottolinea – Si potrebbe anche decidere in futuro che corrisponde allo 0,2 per cento». Lo potrebbe ad esempio stabilire uno sviluppo chiaro della legge che potrebbe individuare soglie inferiori: «Ormai è chiaro che adesso è necessario definire cosa si intende per “non drogante”. I miei articoli sotto lo 0,5 per cento lo sono? Oppure no? La sentenza della Cassazione a mio avviso non ha fatto altro che contribuire a creare ulteriore confusione in una legge che è già lacunosa». A Mario «fa rabbia che non ci sia chiarezza su questo aspetto fin dal 2016, da quando è stata approvata la legge 242, attorno alla quale si è creato un mercato attorno alla vendita delle infiorescenze e ai mille usi della canapa». Un aspetto da non sottovalutare, secondo il titolare è il giro d’affari sottratto alla mafia: «Ho chiesto ai miei clienti come mai acquistassero i miei prodotti e mi dicevano “sono stanco di comprare roba non certificata in mezzo alla strada”. Adesso chiaramente con alcune attività chiuse rivolgeranno la loro attenzione altrove».
Mario ha quindi deciso di sospendere la sua di attività in attesa che si chiarisca in tempi brevi la vicenda. «Ho un affitto da pagare. Alcuni mesi di inattività ci possono stare. Posso anche perdere qualcosa per il momento, per poi decidere se chiudere o riaprire. Ci sono diversi amici miei che hanno investito molto di più di me e oggi si ritrovano in una situazione più complicata. Ormai stiamo in una zona grigia, che a breve verrà chiarita, ma questa cosa crea preoccupazione. Nell’incertezza non vorrei essere arrestato o incriminato per spaccio, sinceramente lo vorrei evitare. Oltre al danno economico altrimenti dovrei sostenere anche il peso di un procedimento penale a mio carico. Adesso spero che si muova la politica per delineare un provvedimento che ci faccia uscire fuori da questa zona grigia».
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