«Gli animalisti di Palermo sono troppo prevenuti, mi lascino lavorare in pace». Dopo essere rimasto ad ascoltare quanto è stato detto sulla vicenda del canile di via Macello, raccogliendo in silenzio anche le critiche mosse contro di lui e la Dog’s Town, Giovanni Ferrara ha deciso di replicare, inserendosi anche lui in un discorso che si trascina ormai da giorni. Medico veterinario campano, gestisce la struttura di Caserta che si è aggiudicata la gara lanciata dal Comune di Palermo per risolvere la questione del sovraffollamento dei cani. Ma l’ipotesi trasferimenti sin dall’inizio non è stata accolta bene da volontari, associazioni animaliste e comuni cittadini. Che hanno puntato il dito contro una Regione che soffre, numeri alla mano, dello stesso problema della Sicilia, una condizione comune al Sud. Ma anche contro la struttura che accoglierà i nostri cani, stracolma tanto quanto l’ex mattatoio palermitano. «Noi ci mettiamo la faccia in quello che facciamo», replica adesso il dottore Ferrara. Ben consapevole, comunque, che in Campania non sia tutto rosa e fiori.
«Purtroppo qui stanno accadendo delle cose – dice a un certo punto – e il sistema, in tema di animali e strutture apposite a loro dedicate, non è limpidissimo a mio avviso. Qui l’unico parametro di riferimento sono le diarie giornaliere, non si fa più caso all’esborso e al livello qualitativo della gestione del servizio, c’è solo il massimo ribasso e basta. Tant’è che ci sono personaggi che si sono aggiudicati gare di appalto per 1,20 euro anche di diarie che non consentono assolutamente una corretta gestione del cane, né tanto meno tutte le altre attività che si possono fare». Tirarsi fuori da un sistema giudicato poco trasparente, insomma, sembra essere stato uno dei motivi scatenanti che ha portato Ferrara a interessarsi a un bando lanciato da un’altra regione.
«Non voglio partecipare a gare in Campania proprio perché impostate su questi parametri – precisa -, quindi ho preferito partecipare a quella di Palermo. Ci siamo dovuti sobbarcare le spese di viaggio, che non paga il Comune ma noi, è bene chiarirlo. Ci siamo fatti i conti in tasca e anziché partecipare a gare a 1,20 euro abbiamo scelto quella palermitana a 3,50 euro più iva, una diaria quindi che ci consente di poter gestire gli animali in maniera corretta e trarne anche un profitto economico tale da continuare a dare lo stipendio a dieci padri di famiglia che lavorano qua, per poter continuare a esistere e a portare avanti il nostro lavoro», afferma con una punta quasi di orgoglio. Ma ci sono state anche altre circostanze che lo hanno convinto a buttasi a capofitto in questa esperienza. Una fra tutte l’avere conosciuto le condizioni altamente precarie del canile palermitano. «Ho visto alcune gabbie con alla base un pannello metallico, immagino cosa possa diventare d’estate, praticamente una graticola per il cane. Quindi, insomma, l’ulteriore molla che ci ha spinti a partecipare è stata proprio questa, il fatto che i cani non stessero effettivamente bene così».
A far sentire il dottor Ferrara piuttosto sicuro e incentivato è anche quella particolare clausola che, invece, gli animalisti contestano fortemente. Quella dell’adozione da portare a termine entro sei mesi. Dettaglio per il quale, scaduto il tempo, il 50 per cento degli animali deve tornare al mittente, quindi a noi, mentre l’altro 50 rimarrebbe nella nuova struttura. «Diventano di nostra proprietà e questa cosa a noi non ha spaventato, perché io ho chiuso il 2017 e il 2018 con quasi 300 adozioni, il che vuol dire la media di un cane al giorno – spiega ancora -. Siamo visibili, siamo aperti al pubblico tutti i giorni, i numeri parlano da soli. In Campania ci sono circa 70 canili e in tutta la Regione ci sono circa 900 cani, in pratica io da solo ne ho sistemati quasi un terzo. Quindi il fatto di poter fare adottare questi cani che arriveranno da Palermo nell’arco di questi sei mesi per me è un problema che non sussiste, perché io sono certo che ci riuscirò, ho i numeri dalla mia parte che parlano chiaramente. Numeri che rispondono anche a quelle diarie inadeguate attuate in Campania, alle gare prive di determinati parametri, numero di adozione, di decessi, di dipendenti».
E qui Ferrara tocca un altro tasto critico, contestato più volte dagli animalisti palermitani. Il numero di dipendenti insufficiente. «Nell’altra struttura su cui ci appoggiamo (la Pet’s boarding house ndr) in occasione dell’ispezione hanno trovato un numero di dipendenti inferiore rispetto alla capienza della struttura, ma c’erano box vuoti, dovevo tenere gente a spasso e assumerla così, per niente? È chiaro che non appena i box saranno pieni assumerò altra gente. Forse ci sono troppi pregiudizi alla base di queste polemiche – osserva -. Io dico solo una cosa, fatemi lavorare. Io collaboro con tutti, Oipa, Enpa, Lida, con tutti, ho attivato moltissimi canali per fare adottare questi cani in maniera consapevole. Mi dicono che ho rubato i cani, ma noi qua non abbiamo beffato nessuno, non abbiamo rubato proprio niente. I volontari sono prevenuti». E rivela di aver sollecitato la Digos per fare degli accertamenti sulle adozioni portate a termine proprio da loro, suggerendo di «chiamare gli adottanti dell’ultimo anno e chiedere loro se hanno versato dei contributi per poter ricevere quei cani, qualcosa per la staffetta o per altre spese, per il cibo, insomma ci campano con queste cose? – si domanda Ferrara -. Le donazioni ci stanno, ma se parliamo di esborsi di denaro di un certo tipo si potrebbe anche trattare di evasione fiscale. Non ho paura a lanciare questo dubbio. A dispetto di persone che a mezzo social mi hanno detto davvero di tutto, infatti ho intenzione di querelarle. Stanno scontando questa situazione anche mia moglie e i miei figli».
A Palermo alcuni di questi volontari che oggi lo contestano in passato hanno collaborato con lui: due di loro in particolare avrebbero lavorato con Ferrara, all’epoca in cui lui era referente Enpa a San Giuseppe Jato, dove a Ferragosto si svolge un’esposizione all’aperto dei cani. E nei due anni successivi è tornato in città come consulente e come ausiliario dei carabinieri. «Insomma, sapete che persona sono, sapete che vivo nella piena legalità, perché mi osteggiate così? Forse perché vi sto mettendo la mano nella tasca? Io non sto deportando niente e nessuno – continua lui -, deportare si usa quando sposto il cane da un luogo salubre a un luogo non sano. A me pare che sia accaduto il contrario, guardiamo dove stavano prima i cani e dove stanno adesso, ci rendiamo conto? Se sei un animalista la sofferenza di fare 800 chilometri non c’è, durante il viaggio quei cani stavano bene, io ho fatto un video, hanno sempre avuto acqua a disposizione e aria condizionata nel mezzo, non c’erano problemi di sorta». E la prima volta? Quando il tentativo di trasferimento a ottobre non è andato in porto. Cosa è successo? «Hanno fatto una pressione talmente forte sul servizio veterinario e sullo stesso Comune, che la stessa amministrazione si è inibita chiedendoci cose assurde», risponde alludendo sempre ai volontari.
Gli stessi che hanno contestato alcune mancanze nei furgoni con cui, per due volte, Ferrara si è presentato a Palermo per il trasferimento dei cani. «I miei mezzi lavorano per l’Asl Napoli 1, quella di Latina, per le Autostrade per l’Italia, per Asl Caserta, non mi è stata mai chiesta l’omologazione sul libretto di circolazione, perché? Perché le strutture di contenimento dei cani sono amovibili, studiate in modo tale che se c’è un cane da recuperare in mezzo alla campagna dove col mezzo non ci posso arrivare, io prendo la struttura e la porto direttamente dove si trova il cane e poi la porto sul mezzo, non trascino certo il cane col cappio a terra – spiega -. Loro hanno preteso questa omologazione e sottolineo che i mezzi erano già in possesso di autorizzazione sanitaria rilasciata dall’Asl, non è che i mezzi erano illegali. Il giorno in cui il trasferimento non andò in porto chiamarono i vigili urbani, i carabinieri, i Nas, ma nessuno mi ha fatto una sanzione, come mai? E nessuno mi ha tolto l’automezzo, perché? Tutte scuse, tutta aria fritta, tutto assurdo. Io non mi sono svegliato un giorno decidendo di venire a Palermo così dal nulla».
«Per legge – insiste – l’omologazione del mezzo è necessaria quando si apportano sostanziali modifiche sugli assi o sulla carrozzeria, ma io non ho apportato nessuna modifica a parte per qualche problema di ventilazione, alla motorizzazione ho dovuto lottare per avere questa omologazione sul libretto. Non ero obbligato a farlo». Con questi stessi mezzi avrebbe preso cani ad Agrigento, Ragusa, Vibo Valentia e mai nessuno, a suo dire, avrebbe sollevato simili eccezioni. «Ho già ricevuto una chiamata da una signora di Genova interessata ad adottare due dei cinque cani arrivati da Palermo, non erano arrivati nemmeno da dodici ore, mi ha chiesto conferma però se fossero effettivamente aggressivi o fobici, ma non lo sono, gli operatori qui c’hanno già preso confidenza – rivela alla fine -. Perché mettere in giro queste cose? Mi stanno facendo passare per un trafficante, forse perché gli sto togliendo il giocattolo? Loro non sono mica santi scesi sulla terra, la Digos farà le verifiche necessarie. Intanto basta polemiche, io sto lasciando lavorare tutti in santa pace, vorrei riuscirci anche io».
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