Canile, le proteste di chi vive nel quartiere «Non si riesce a dormire, viviamo rinchiusi»

Del canile municipale di piazza Tiro a Segno, dove attualmente la presenza degli ultimi 29 cani impedisce l’avvio dei lavori di ristrutturazione della struttura, molto è stato detto: la diatriba tra Comune e associazioni animaliste, la protesta di queste ultime, le repliche di Orlando. Eppure in pochi hanno riflettuto sul fatto che quello che doveva essere un presidio sanitario per i quadrupedi stava all’interno della città (mentre per legge i canili dovrebbero sorgere fuori dal perimetro abitato), con notevoli conseguenze per i residenti. 

A partire da Antonio, che abita in via Bennici, a ridosso del canile: «Vuoi per le condizioni in cui sono detenuti gli animali, vuoi per il fatto che comunque fino a qualche giorno fa erano un centinaio, i cani li senti sempre. Non è come vivere con vicini di casa che hanno un animale in appartamento, è come abitare accanto a uno zoo. Anche perché la prigionia fa male a tutti, figuriamoci ai cani: li senti soffrire, non è che senti solo il cane che ulula alla luna». Gli fa eco Fabio, che ha «la stanza proprio sopra il canile» e dunque conosce bene tutti i disagi che una struttura del genere comporta quando ci vivi a fianco da undici anni: «Basta che abbai il primo e tutti gli altri vanno subito dietro – conferma -. Non puoi fare manco una telefonata, non puoi tenere le finestre aperte manco d’estate, le zanzare che salgono su poi sono inimmaginabili. E pensare che per anni ce ne sono stati 500, di cani. A poco vale il discorso che poi ti abitui, ciò non giustifica questo scempio».

Antonio prova a buttarla sull’ironia, ma è un attimo: «Quasi quasi invidio chi vive nel centro storico, loro almeno hanno il casino solo nel weekend, noi invece sempre. Si dorme difficilmente, e poi ci sono conseguenze sulla salute: viviamo rinchiusi, nervosi, coi continui latrati dei cani». Fabio ci tiene a precisare che «io ho anche avuto un cane, comprendo le ragioni degli animalisti ma nessuno ha mai pensato ai residenti. Per noi non si tratta di una scelta attiva ma di una decisione subita».

Tra l’altro il canile sorge in una parte della città che sconta già altri problemi mai risolti. Come segnala Antonio, «in questo quadrilatero prima c’era il mattatoio, e già questo fa capire che la struttura non sorge proprio a misura di animale. Fino a pochi anni fa nella zona c’era pure il parco Bennici che era ricettacolo di ogni tipo, dove si vedevano non solo altri randagi ma bestie di ogni sorta. Il fatto è che qui siamo in una terra di mezzo tra il fiume e gli scarti dei palazzoni, anche davanti la sede dell’ente case popolari c’è uno spazio che è terra d nessuno». 

Ma i residenti si sono ribellati a tutto ciò? A sentire Fabio pare di no: «Ufficialmente, almeno nella palazzina in cui abito io, non c’è mai stata alcuna protesta. Qui c’è la tendenza a subire o a lamentarsi senza fare niente. Io lo dico sia per gli animali stessi che per le persone: è inconcepibile un canile in città. A sembra assurdo che si parli di ristrutturazione – continua – mi sembra una soluzione tampone. Temo il ritorno dell’emergenza, so che si stanno studiando soluzioni alternative ma quando c’è l’emergenza è facile che si ritorni indietro, alle strade già percorse». Sarebbe una beffa, che però per Fabio è un’altra: «Chiunque viene a trovami mi chiede sempre come faccio a vivere in questa situazione. Ho pure gli amici che mi sfottono».

Andrea Turco

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