«La soluzione non è svuotare la vasca col cucchiaino, ma chiudere il rubinetto». Va dritta al punto Veronica Anastasio, delegata palermitana di Oipa, l’organizzazione internazionale protezione animali che svolge attività di intervento con le guardie zoofile su segnalazione di maltrattamento sul territorio di Palermo e provincia. Lei, insieme a volontari, animalisti e semplici cittadini, presidia da ieri i cancelli dell’ex mattatoio per bloccare il trasferimento degli animali in un nuovo canile, fuori dall’Isola. «Siamo qui per difendere i diritti di esseri viventi trattati come pacchi, ancora una volta. La cosa tragicomica è che questi pacchi vanno spediti in Campania, nota per non avere problemi di randagismo e sovrannumero all’interno dei canili…», ironizza Anastasio.
«Noi pensiamo e puntiamo al benessere degli animali, ben venga tutto ciò che ne migliori le condizioni e ne permetta l’adozione, ma sappiamo che il canile in cui sarebbero condotti ha già delle carenze, sia nel numero del personale impiegato che nell’organizzazione – precisa infatti -. Dato non indifferente è che la Campania non si discosta molto dalla Sicilia in quanto a randagismo e difficoltà nelle adozioni, il canile in oggetto ospita un numero elevato di cani ad esempio, circa 750, come da ultima visita da parte di delegazione veterinaria di Palermo. L’aggiudicatario inoltre, ex guardia zoofila e medico veterinario, si è presentato per ben due volte (l’ultima ieri) con due mezzi di trasporto non idonei secondo la normativa CEE 1/2005. Cosa anche questa piuttosto bizzarra».
La notizia del trasferimento non sembra essere stata sin da subito comunicata ai volontari, che si sono insospettiti dopo che qualcuno aveva avvistato dei furgoni al porto. Dopo alcune segnalazioni, una delegazione si è recata di corsa al canile insieme alle guardie zoofile. «Abbiamo chiesto di fare verifiche e altro sui furgoni, sono intervenuti anche i Nas per consentirci di fare tutto al meglio – racconta la volontaria -. Abbiamo cominciato il controllo, malgrado le poche informazioni che venivano condivise con noi e un atteggiamento che ci è sembrato sbrigativo e poco dettagliato. Il personale dei mezzi era scostante e visibilmente infastidito dalla nostra presenza, e i mezzi stessi presentavano molte criticità e dettagli non a norma». Proprio le irregolarità di fatto riscontrate sui furgoni avrebbero temporaneamente sospeso il trasferimento dei cani. «Il bando, secondo noi illecito, prevede che i cani vengano consegnati a blocchi di minimo 20 ma le gabbie con cui si sono presentati ieri erano 17 in totale e di dimensioni ristrette per ospitare questi animali, in base a quanto esplicitato dalla normativa», continua Veronica Anastasio. Secondo lei, del totale che sarebbe dovuto partire, solo circa sei o al massimo otto cani avrebbero potuto viaggiare dentro quelle gabbie. Che, comunque, non sarebbero ugualmente state a norma.
«Mancavano la pavimentazione antisdrucciolo, i canali di scolo, uno dei due furgoni era troppo piccolo e in entrambi mancavano impianti di areazione». I Nas hanno presentato quindi una nota in assessorato alla Sanità, insieme a una relazione preparata dai volontari presenti sul posto. In serata il responso è stato che sarebbero potuti partire solo cani inseriti nelle gabbie dei livelli inferiori, non in quelle poste in alto. «Sono stati autorizzati al trasporto in tutto sei cani – prosegue la volontaria -. Verso le otto di sera è stato messo in gabbia il primo cane, che ha masticato tutto il tappetino della doccia posto alla base al posto del tappetino antisdrucciolo mancante. Allora lo hanno fatto scendere e lo hanno rimesso nel suo box al canile, da lì non si è caricato più nessun altro cane». Intanto, i volontari hanno proseguito il loro giro ispettivo insieme a un comportamentista, che è anche tecnico esterno della Commissione randagismo, che ha fatto un disegno dei problemi comportamentali di questi cani, in seguito al quale avrebbe ridotto il numero di quelli trasferibili a soli tre. «Tutto questo casino quindi per mandare a Caserta solo tre cani? C’è qualcosa che non torna in questo giro – osserva la volontaria -, e come pensavano di fare un blocco di venti con 17 gabbie piccole?».
Ieri i volontari hanno lasciato il canile solo alle 21.30, orario fino al quale è rimasto al loro fianco anche il consigliere comunale Fabrizio Ferrandelli, per bloccare la partenza dei furgoni. «non abbiamo saputo più nulla, forse si ripartirà domattina dalle 6, c’è il rischio che, alla luce delle prese in giro e delle cose fatte sotto sotto, che questi mezzi possano partire con la nave di stasera, nonostante le anomalie dei furgoni, piccoli e senza sensore di rilevatore della temperatura, anche questo previsto per normativa», spiega ancora Veronica Anastasio. Intanto, l’Asp oggi ha confermato la necessità di procedere al trasferimento di alcuni cani del canile e di farlo proprio per evitare rischi per il benessere degli animali. «Spero che questo parere competente e terzo, faccia cessare la polemica sollevata in queste ore da alcuni consiglieri comunali, evidentemente non informati correttamente sullo stato dei fatti – il commento dell’assessore Leopoldo Pampiano -. Di fronte a tale parere dell’Asp, si fa ancora più urgente procedere ad un parziale trasferimento dei cani, che anche in previsione dell’estate e delle alte temperature, non ha alternative se non si vuole sottoporre gli animali ad ulteriori rischi per il loro benessere». Mentre sarebbero ancora in corso d’opera i lavori nella struttura di via Tiro a segno, che potrebbero terminare entro la fine dell’estate.
«In questo quadro e con queste rassicurazioni – conclude Pampiano -, non posso non rivolgere un invito ai veri animalisti che hanno a cuore la salute dei cani a non farsi strumentalizzare dalla politica né da falsi animalisti mossi da interessi personali. Proprio in questa ottica di dialogo, spero che chiunque abbia idee e proposte, alla luce di quanto scritto dall’ASP, voglia contribuire a trovare soluzioni per il benessere degli animali». Soluzioni che i volontari, in realtà, avrebbero già ben chiare, come quella di realizzare «un programma serio di monitoraggio, controllo, sterilizzazioni, collaborazione con i volontari e le associazioni che certamente hanno contezza di ciò che accade nel territorio molto più di chi sta a tirare le fila dalla stanzetta del suo ufficio». Nella speranza che le ipotesi alternative a qualunque trasferimento degli animali, inoltre, tenga conto degli accordi presi in precedenza. «Ci sarebbe un protocollo d’intesa tra il canile e la Lav per favorire e promuovere le adozioni, di cui a questo punto il Comune non ha tenuto conto – insiste Anastasio -. Sulla base del fatto, da tenere in considerazione, che le associazioni e i volontari consentono tantissime adozioni nel corso di un anno».
Il bando adottato dal Comune costerebbe circa 380mila euro alle casse dell’amministrazione e prevede che i cani restino per sei mesi in attesa di adozione. Scaduto questo termine, gli animali dovrebbero essere acquisiti dal canile affidatario o la metà dei non adottati potrà tornare indietro, ma è difficile che nel frattempo a Palermo la situazione posti possa essere migliorata. «Sono scelti cani che non sono reimmissibili in territorio, cioè come non sono adottabili qua perché hanno delle problematiche X, non lo saranno neppure lì, non con semplicità almeno – conclude la volontaria -. Per gran parte si tratta di pitbull o molossi. Quindi è dubbio tutto quanto, compresa la fine che faranno questi cani, sempre a fronte di una spesa non indifferente. Forse si poteva costruire un altro presidio sanitario piuttosto».
Preoccupazioni manifestate anche dal consigliere comunale 5 stelle Antonino Randazzo, che parla di «cani trattati come pacchi postali a Palermo o come semplice problema di cui disfarsi oggi direzione Caserta, domani chissà. Trasferimenti che ricordiamo avevano fatto storcere il naso anche alla Lav che aveva addirittura richiesto al Comune di ritirare questo bando. Insieme al portavoce all’Ars Salvatore Siragusa in queste ore procederemo a trasmettere un esposto in procura su una vicenda che non ci convince», spiega. Auspicando anche lui a un tavolo di confronto con volontari, animalisti, associazioni e cittadini che hanno a cuore il benessere degli animali, «individuando politiche vere di lotta al randagismo, di lavoro delle adozioni e la realizzazione di un nuovo rifugio comunale a norma».
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