Canicattì, ucciso dopo avere difeso un’insegnante «Mi ha provocato». Usato coltello da 26 centimetri

Marco Vinci è stato ucciso con due fendenti sferrati con un coltello dalla lama lunga ventisei centimetri. A impugnarlo è stato Daniele Lodato, 34 anni, dopo una lite davanti il pub Doppio malto nel quartiere di San Domenico a Canicattì. Lodato – con precedenti per spaccio e rapina e coinvolto nel 2011 nell’operazione Panis – si trova nel carcere di contrada Petrusa, ad Agrigento, dopo essere stato fermato ieri dai carabinieri.

Secondo una prima ricostruzione, sabato notte, ci sarebbe stata una discussione tra Vinci e Lodato per le offese a una insegnante. Sembrava che il dissidio si fosse concluso, invece Lodato sarebbe andato a prendere il grosso coltello per uccidere Vinci. La vittima è morta dissanguata per le gravi ferite riportate. Alla magistrata di turno, Alessandra Russo, che lo ha sentito, Lodato si sarebbe limitato a dire: «Mi ha provocato e ho reagito». 

Proseguono, intanto, gli accertamenti e gli interrogatori dei testimoni che hanno assistito al fatto di sangue. I militari dell’Arma proseguono le loro indagini nel massimo riserbo per chiarire ogni aspetto della vicenda. 

L’omicidio ha scosso la comunità, compresa quella religiosa. Ieri sera, durante la processione del Corpus domini, don Giuseppe Argento, vicario foraneo di Canicattì, si è detto «addolorato per questa barbarie così inumana». A stringersi attorno la famiglia è stata anche l’amministrazione comunale capeggiata dal sindaco Ettore Di Ventura che ha proclamato il lutto cittadino per il giorno dei funerali e che ha convocato una riunione con le associazioni e i cittadini per fissare data e percorso di una fiaccolata in ricordo del giovane. A Palazzo Stella, sede della biblioteca comunale, decine di persone hanno discusso sulle modalità del corteo che con molta probabilità si muoverà il giorno dopo le esequie. 

Gabriele Terranova

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