«Bisogna indagare, ma senza fare inutili allarmismi». È questa la posizione del sindaco di Canicattì Ettore Di Ventura. Nel centro dell’Agrigentino il mese di ottobre è stato caratterizzato da numerosi incendi, che però nulla hanno a che vedere con le temperature quasi estive. Ad andare a fuoco sono stati, nel giro di pochi giorni, il centro comunale di raccolta dei rifiuti e cinque mezzi della Sea, una delle tre ditte che l’anno scorso, riunite in Rti, si sono aggiudicate la gara settennale da 27 milioni di euro.
Su questi episodi, martedì, il primo cittadino e i responsabili delle imprese sono stati ascoltati dalla commissione regionale Ambiente. «Quanto accaduto merita un approfondimento da parte delle autorità – dichiara Di Ventura a MeridioNews -. Ho già avuto modo di parlare con i carabinieri e mi aspetto di essere riconvocato, perché si tratta di incendi dolosi. Il prefetto ha già disposto un potenziamento delle attività di controllo del territorio». Il primo rogo, quello nel centro di raccolta, è avvenuto in una fase in cui il sito non era accessibile. Era stato chiuso in seguito al sequestro, prima probatorio e poi preventivo, disposto dal Noe dei carabinieri a settembre dell’anno scorso. «L’accesso all’area è stato interdetto per un anno e soltanto il mese scorso abbiamo ottenuto il permesso di entrare per bonificare – continua il sindaco -. Le operazioni dovevano concludersi il giorno dopo quello in cui è andato a fuoco l’ultimo cumulo di rifiuti rimasti».
Tempistiche che, fin da subito sono sembrate sospette. Pochi giorni dopo è avvenuto l’incendio nel parcheggio utilizzato dalla Sea: una spazzatrice appena comprata, due piccoli compattatori e due usati per il trasporto degli scarrabili sono andati in fumo. Tuttavia, per Di Ventura mettere in correlazione i due episodi non è scontato. «Nel primo caso mi è venuto da pensare che l’intento potesse essere quello di mettere in cattiva luce l’amministrazione, ma i mezzi delle ditte private hanno poco a che vedere con il Comune e non hanno causato particolari intoppi alla raccolta», commenta il primo cittadino.
Nell’attesa di novità dalle indagini, il tema degli incendi è stato discusso anche per quanto riguarda i roghi che interessano i rifiuti abbandonati in più punti del territorio di Canicattì. Qui la differenziata ha subito un calo in estate per attestarsi negli ultimi mesi intorno al 50 per cento. «Che ci siano ancora tanti casi di incività è innegabile», chiosa Di Ventura. Per il deputato del Movimento 5 stelle e componente della commissione Ambiente Giovanni Di Caro, il fenomeno potrebbe avere conseguenze sul piano della salute.
Prima con un video dall’area a ridosso al centro di raccolta e poi durante l’audizione all’Ars, Di Caro ha ricordato i dati preoccupanti contenuti nella relazione dell’Asp di Agrigento sull’incidenza dei tumori nei centri della provincia. Nel documento si dice chiaramente che si attesta «un rischio più elevato nei comuni di Porto Empedocle e Canicattì». In quest’ultimo, tra il 2011 e il 2013, si sono registrati 528 nuovi tumori, con un’incidenza alta sia tra gli uomini che tra le donne. «Ritengo necessario appurare la possibile correlazione tra gli incendi dei rifiuti e l’elevato numero dei tumori – dichiara Di Caro a MeridioNews -. I cittadini hanno il diritto di sapere se quel territorio rischia di diventare una nuova terra dei fuochi».
Tema questo su cui Di Ventura si mantiene più cauto. «I roghi di rifiuti non ci sono soltanto a Canicattì, sono tante le zone anche vicine al nostro territorio dove purtroppo si verificano questi episodi – replica il sindaco -. Sostenere che questo centro sta per diventare una terra dei fuochi è avventato e rischia di minare l’economia locale. In questo periodo le aziende stanno commercializzando l’uva da tavola e queste discussioni – conclude – non fanno una buona pubblicità».
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