E’ stato ricordato con una messa e con una serie di dibattiti a Canicattì e ad Agrigento, Rosario Livatino “il giudice ragazzino” così come lo aveva definito Francesco Cossiga. Per quanto ci risulta, il capoluogo siciliano, ha ignorato la data.
Ieri il 23esimo anniversario della sua morte. Erano passate da poco le 8.30 quella mattina del 21 settembre 1990. Rosario Livatino, 38 anni, a bordo della sua Ford Fiesta di colore rosso, da Canicatti’, si stava recando al tribunale di Agrigento. Un commando lo affianca lungo la statale e dopo un brutale inseguimento lo assassina. Livatino viaggiava senza scorta.
Sul luogo del barbaro delitto arrivarono i colleghi del giudice assassinato; da Palermo anche l’allora procuratore aggiunto Giovanni Falcone, e da Marsala Paolo Borsellino (sotto una sua intervista in cui parla del giudice canicattinese). Per la morte di Rosario Livatino sono stati individuati i componenti del commando omicida e i presunti mandanti, tutti condannati all’ergastolo. Secondo la sentenza, è stato ucciso perché “perseguiva le cosche mafiose impedendone l’attività criminale, laddove si sarebbe preteso un trattamento lassista, cioè una gestione giudiziaria se non compiacente, almeno, pur inconsapevolmente, debole, che e’ poi quella non rara che ha consentito la proliferazione, il rafforzamento e l’espansione della mafia”. Nella sua attività si era occupato di quella che sarebbe esplosa come la ‘Tangentopoli siciliana’ e aveva colpito duramente la mafia di Porto Empedocle e di Palma di Montechiaro, anche attraverso la confisca dei beni.
Giovanni Paolo II, nella sua storica visita ad Agrigento, nel 1993, lo defini’ “martire della giustizia e indirettamente della fede”. Nel 2011 è stato avviato il processo diocesano per la sua beatificazione.
La sua figura è ricordata nel film di Alessandro Di Robilant Il giudice ragazzino, uscito nel 1994. È invece del 1992 il libro omonimo, scritto da Nando dalla Chiesa. Nel 2006 è stato realizzato il film-documentario La luce verticale per promuovere la causa di beatificazione, con la testimonianza di Ida Abate, sua biografa e sua insegnante al Liceo Classico ‘Ugo Foscolo’.
Ieri lo ha ricordato anche il Presidente del Senato Piero Grasso: “Ha pagato con la vita il suo amore per la verità” ha detto.
Intanto le associazioni ‘Tecnopolis’ e ‘Amici del giudice Livatino’ hanno lanciato una petizione online per chiedere alle istituzioni di istituire una casa memoria in quella che è stata l’abitazione del magistrato.
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