Candidati inquisiti? Parliamo anche dei voti comprati

Ora che sappiamo che i candidati alla guida della Sicilia sono undici, ora che conosciamo i nomi dei ‘fortunati’ finiti nei ‘listini’, ora che le liste per il rinnovo dell’Ars sono state ‘chiuse’, possiamo lasciarci andare a qualche considerazione non conformista su queste benedette elezioni regionali siciliane?

Partiamo dalle liste ‘pulite’. Molti commentatori si sbizzarriscono nel vedere che i Partiti, chi più chi meno, hanno candidato personaggi inquisiti. Tutti ad affermare: “Ah, immorale di qua, ah, immorale di là” e via continuando con questo festival dell’ipocrisia. Lo possiamo dire o no che questa storia dei candidati inquisiti non ci ha mai convinto e non ci convincerà mai?

Il nostro ordinamento dice che un cittadino del nostro Paese è innocente fino a quando non viene provato il contrario. E cioè fino a quando non interviene una sentenza di terzo grado che lo definisce responsabile di un reato. Solo allora, quando la sentenza è passata in giudicato, nel nostro ordinamento, un cittadino è colpevole.

Dire e ribadire che i cittadini inquisiti non possono candidarsi è un errore. Una tesi che fa a pugni con l’ordinamento del nostro Paese. Qui non si tratta né di essere garantisti, né di essere colpevolisti. Si tratta soltanto di applicare una legge. Anzi, la legge.

Ricordiamo, a chi avesse poca memoria storica, che nella tradizione della Sinistra italiana c’è il garantismo. E che l’incultura del sospetto è arrivata alla fine degli anni ’70 (e, purtroppo, non se n’è più andata).

Ci permettiamo di ricordare che i magistrati sanno il fatto loro. Quando si accorgono che una persona è pericolosa per la collettività, la allontanano con opportuni provvedimenti restrittivi che possono essere assunti ancor prima delle celebrazione del processo.

Aggiungiamo, inoltre, che non è non candidando i cosiddetti ‘inquisiti’ che si fa pulizia in politica e nelle liste elettorali. Ma monitorando, ad esempio, il comportamento dei soggetti pericolosi per la società durante la campagna elettorale.

Se un soggetto è stato allontanato dal consesso sociale perché ritenuto pericoloso, magari perché legato ad ambienti mafiosi – cosa che in Sicilia succede spesso, visto che la mafia, fino a prova contraria, c’è ancora – non dovrebbe essere difficile capire se fa o meno campagna elettorale. Soprattutto se fa campagna elettorale girando in lungo e in largo piccoli e grandi centri insieme con il candidato che sostiene.

Invece di blaterare sui Partiti politici che candidano inquisiti, sarebbe più corretto – e più conducente – controllare se personaggi già noti alla Giustizia per comportamenti delinquenziali o mafiosi fanno campagna elettorale ed, eventualmente, per quali candidati. (a sinistra e in prima pagina, foto tratta da ienesiciliane.it)

Scriviamo questo perché abbiamo la sensazione, a dire il vero un po’sgradevole, che ogni volta queste polemiche sui candidati ‘inquisiti’ finiscano col distogliere l’attenzione dalle vere storture che caratterizzano le campagne elettorali delle nostre parti.

Sarebbe interessante, ad esempio, monitorare il voto nei quartieri popolari delle città siciliane. Per studiare e capire se il voto viene falsato e come, eventualmente, viene falsato. Magari se viene falsato con il denaro. Cioè comprando il consenso.

Su questo fronte si sa poco. C’è il dubbio che i voti vengano acquistati, magari a ‘pacchetti’ (nella cosiddetta Prima Repubblica a grandi ‘pacchetti’, nella Seconda Repubblica a piccoli ‘pacchetti’, di solito non inferiori a cento). Forse sarebbe il caso di effettuare controlli, discreti ma efficaci. Chissà che non saltino fuori storie strane.

 

 

 

Redazione

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