Canale di Sicilia, pesce azzurro a rischio Azione Greenpeace contro le reti a strascico

Greenpeace torna nel mare siciliano e alza la voce contro la pesca eccessiva di acciughe e sardine nel Canale di Sicilia. Entrambe specie di pesce azzurro famose per essere floridissime nel Mediterraneo, ma in realtà nei nostri mari sono ormai «a limite del collasso». Una delle cause di questo complesso «disastro», secondo gli attivisti, è da imputare alle volanti, ovvero alle coppie di imbarcazioni che pescano questi piccoli pesci trainando una rete a strascico. Un sistema tutt’altro che sostenibile e poco selettivo, che cattura anche migliaia di esemplari giovani, al di sotto delle dimensioni consentite dalla legge, che poi vengono scartati, oltre che dannoso per i fondali. E che sta «distruggendo le risorse ittiche grazie a una licenza sperimentale che viene rinnovata ogni sei mesi dal ministero delle Politiche Agricole», scrivono in una nota gli ambientalisti. Minacciando l’ecosistema, ma anche l’economia territoriale, con ripercussioni per i piccoli pescatori artigianali e l’intero settore delle conserve ittiche.

Da oltre dieci anni, infatti, ad alcuni pescherecci a strascico del porto di Sciacca, in provincia di Agrigento, viente rilasciata – oggi con cadenza semestrale – una licenza sperimentale per usare le reti. Strumenti – si legge nel comunicato di Greenpeace – noti «per la scarsa selettività soprattutto quando, in inverno, catturano (e rigettano morti in mare) migliaia di esemplari giovani di acciughe, al di sotto dei nove centimetri della taglia legale». Una pratica criticata esplicitamente anche da alcune associazioni siciliane di pesca perché quando le volanti sono all’opera nella stagione fredda, la pesca a circuizione si ferma. E che, sottolinea Greenpeace – ha contribuito al collasso in cui si trova ormai la popolazione di acciughe nel Canale di Sicilia. Infatti, come rivelano i dati della Commissione Generale della Pesca nel Mediterraneo della Fao, «negli ultimi tre anni in media si sono pescate circa 5.160 tonnellate di acciughe, quasi il doppio del massimo sostenibile (solo 2.359 tonnellate)». Numeri preoccupanti anche per le sardine, che «sono ai minimi».

Greenpeace è schierata in prima linea contro la pesca eccessiva che sta svuotando il mare siciliano, con lo scopo di impedire quella che definiscono una pratica «insensata» e autorizzata da licenze «vergognose». Ieri mattina gli attivisti a bordo della storica nave rompighiaccio Arctic Sunrise hanno eseguito un blitz pacifico contro una coppia di volanti. Uno di loro si è tuffato in mare per lanciare alcune grandi boe con cui fermare simbolicamente le imbarcazioni, che sono state affiancate anche da un gommone con due striscioni su cui era scritto: «Questa pesca svuota il mare» e «Esperimento pericoloso».

«Peschiamo più del doppio di quello che possiamo permetterci: insistere con un “esperimento scientifico” folle come quello delle volanti a coppia è un crimine che dev’essere fermato subito», dichiara Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace a bordo dell’Arctic Sunrise. «Con il collasso della popolazione di acciughe, e le sardine ai minimi storici –  continua Giannì – ormai sono a rischio sia i pescatori che usano reti più selettive, come le reti a circuizione, sia il settore delle conserve ittiche, che è costretto ad importare pesce azzurro dall’Atlantico».

Un «disatro dalle cause complesse», premette Greenpeace, ma a cui «le volanti sperimentali (anche con i loro scarti) hanno certamente contribuito». E che è certificato anche dalle conclusioni del rapporto della Commissione Generale della Pesca nel Mediterraneo: «Dato che lo stock [di acciughe] è in questo momento sovrasfruttato, lo sforzo di pesca deve essere ridotto tramite un piano di gestione pluriennale fino a quando non ci saranno le prove di un recupero dello stock. Devono essere definite notevoli riduzioni delle catture assieme a riduzioni dello sforzo di pesca».

Per far fronte all’emergenza, «Greenpeace chiede che il piano pluriennale proposto dalla Fao per salvare le acciughe del Canale di Sicilia sia rapidamente adottato e che la prima misura di riduzione dello sforzo di pesca sia lo stop alle licenze sperimentali per le volanti», aggiunge Giannì. Perché «tutti devono contribuire a tutelare una specie preziosa per l’economia e l’ecosistema: per questo chiediamo anche uno stop a tutta la pesca al pesce azzurro nei mesi invernali, per impedire la cattura e lo scarto degli esemplari giovani».

Ma la battaglia di Greenpeace non si ferma qui. Quella di stamattina è solo la prima di una serie di azioni che continueranno nel tour europeo a sostegno della pesca artigianale. «L’Arctic Sunrise – spiegano – navigherà nel Mediterraneo con l’obiettivo di portare le richieste di chi pesca in modo sostenibile fino a Bruxelles, dove si sta decidendo la nuova Politica Comune della pesca». Con lo scopo di tutelare un settore importante per l’economia di tutto il Paese. Solo in Italia, infatti, «le imbarcazioni appartenenti al sistema della piccola pesca sono quasi novemila, pari al 66,4 per cento della flotta nazionale, e danno lavoro a oltre 14mila addetti, circa la metà del totale dei pescatori italiani». La fetta più importante si trova proprio in Sicilia. Ma oggi rischia di scomparire.

[Foto di Greenpeace]

Perla Maria Gubernale

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