Campo San Teodoro, parete sfondata e furto Briganti Rugby: «Ladri conoscevano la struttura»

Un muro sfondato. Libri sparsi per terra. Il bar completamente spoglio. E non solo. Stamattina
Marco Cannavò, dei Briganti Rugby Librino, ha trovato così la club house del campo San Teodoro liberato, a Librino. Era andato di buon’ora per prendere i palloni e portarli alla scuola Livio Tempesta, dove allena i bambini. «E invece ho trovato questo scempio», dice guardandosi intorno. La mattinata trascorre cercando di capire quante cose siano state rubate nella tarda serata o nella notte di ieri. «Fino alle 17 di domenica qui c’era gente. Abbiamo avuto tre partite ieri», continua Cannavò. Un elenco che va sempre più allungandosi e che viene ripetuto a ogni amico, sostenitore o gestore degli orti urbani accanto al campo che arrivano subito dopo aver appreso la notizia. Perché questo non è il primo furto subìto dalla squadra che ha occupato e rimesso a nuovo il campo abbandonato dalle amministrazioni cittadine. 

L’ultimo, ieri, arriva però in un momento importante per diversi motivi. Quando manca poco alla concessione ufficiale da parte del Comune di Catania, che permetterà alla squadra di sistemare il terreno di gioco con il possibile aiuto della federazione nazionale. Quando si è da poco conclusa liniziativa G124, che ha portato al campo, per cinque mesi, gli architetti Roberta Pastore e Roberto Corbìa, inviati dal senatore a vita Renzo Piano, con lo scopo realizzare alcune migliorie nella zona e «coinvolgere le persone che abitano il quartiere nella realizzazione di piccoli obiettivi». «E il giorno dopo l’anniversario della morte di Peppe Cunsolo, che è quello che mi dispiace di più», spiega Piero Mancuso, fondatore della squadra. Il riferimento è al 13enne di Librino, ex giocatore della squadra come tanti suoi coetanei tolti dalla strada attraverso lo sport, ma trovato morto il giorno di San Valentino del 2012 in viale Castagnola in circostanze che restano ancora misteriose. A lui è intitolata proprio la club house scassinata ieri sera.

Eppure, nonostante il lavoro e i riflettori accesi in un quartiere difficile, i Briganti non credono si tratti di un’intimidazione. «È
un furto in pieno stile. Hanno rubato tutto quello che potevano rivendere, anche in maniera un po’ casuale», spiega Cannavò. «A differenza dell’ultima volta, a maggio, quando sono stati più organizzati, hanno rubato più cose, in modo più selezionato e con un mezzo». Stavolta invece il bottino è stato confuso: tutte le attrezzature e le provviste del bar – dai fornetti alle paniniere, passando per le bevande -, i palloni – «ma quelli usati e non quelli nuovi nelle reti» -, gli attrezzi da lavoro, come trapani e seghetti, e una vespa, posteggiata lì da uno dei ragazzi della squadra. Questa la lista ricostruita finora. Ma lungo il percorso della fuga, i ladri hanno lasciato dietro di sé una cassa di birra, una bottiglia di aranciata e delle scarpe. «Posso capire che abbiano rubato l’attrezzatura elettrica del bar –  commenta Cannavò – ma di palloni e conetti che se ne fanno? Il rugby non è il calcio, non è così semplice rivendere le attrezzature, non hanno mercato».

I ladri sono entrati attraverso
un buco in una parete. Ma non una a caso. Qualche centimetro dopo, infatti, il muro è stato rinforzato con del cemento armato. Così come di fronte. «Perché lì avevano già bucato per entrare in passato – continua il rugbysta – I ladri di ieri sapevano dove sfondare, conoscevano i punti deboli della stanza. Dovevano essere già stati qui per un sopralluogo, mentre la club house era aperta e c’eravamo noi».  Forse si tratta degli stessi che nel periodo di Capodanno avevano provato a forzare i lucchetti della porta da cui si accede alla sala. Ma senza fortuna. «Stavolta ci sono riusciti – aggiunge Mancuso – Non sappiamo ancora a quanto ammontino i danni, ma l’ultima volta c’erano voluti circa mille euro per riparare tutto e ricomprare le attrezzature rubate».

Intanto in mattinata la squadra è andata al vicino
commissariato di Polizia di Librino per sporgere denuncia. Nonostante la sua presenza al campo non sia – ancora – ufficiale. Una circostanza che non ha comunque sconvolto l’agente preposto a raccogliere le denunce il quale, sebbene le finestre dell’ufficio diano proprio sugli orti e sulla vista della club house, non conosceva né la squadra né il lavoro portato avanti al campo San Teodoro dai volontari. «Ho saputo da poco, me ne occuperò io stesso», promette invece il procuratore capo di Catania Giovanni Salvi, che già in passato aveva mostrato solidarietà all’esperienza dei Briganti. L’ultima volta era andato in vista al campo a inizio mese. In quell’occasione aveva dichiarato: «Coinvolgete al massimo la collettività per far sì che quanto fatto non venga vanificato».

Solidarietà esprimono in una nota gli architetti Roberto Corbia e Roberta Pastore, del team G124, il progetto di rammendo lanciato dal senatore Renzo Piano. E si augurano «l’impegno dei cittadini catanesi per cercare di dare una risposta straordinaria ad un gesto così ignobile».

Salvo Catalano

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