Un sistema di allarme collegato con le forze dell’ordine e un rammendo alla recinzione. Davanti all’assemblea di cittadini – riunita al campo San Teodoro di Librino per aiutare i Briganti rugby, vittime dell’ennesimo furto la scorsa domenica – il sindaco Enzo Bianco si è impegnato in prima persona. Insieme a lui nella struttura incompiuta del quartiere periferico e rinata dal 2012 con l’occupazione dei Briganti, c’erano anche l’assessore all’Urbanistica Salvo Di Salvo, il senatore Andrea Vecchio e il tenente dei carabinieri Giuseppe Fiore. Ma soprattutto c’erano decine di cittadini del quartiere. Venuti per portare idee e confrontarsi sulla risposta da dare all’ultimo atto vandalico.
Il primo cittadino ha effettuato un sopralluogo prima di parlare in assemblea, dove ha ripreso la metafora usata dall’architetto Renzo Piano per il progetto G124. «Dopo lo strappo seguito all’atto vandalico, serve rammendare quello che si può per mettere in sicurezza l’area». Da qui la scelta dell’amministrazione di farsi carico della realizzazione di un sistema di allarme collegato con le forze dell’ordine, che in questi giorni hanno comunque intensificato la loro presenza. Ma non può bastare in un quartiere con tante esigenze come Librino. Verrà, inoltre, rafforzata e completata la recinzione della struttura. Interventi che si aggiungono a quelli realizzati con il progetto G124, concluso appena due settimane fa. «Se hanno fatto dieci, noi faremo venti – ha ribadito Bianco in riferimento al furto – quest’area è diventata un’isola avviata alla rigenerazione, nostro compito è adesso collegarla alle altre isole del quartiere, come sarà la ristrutturazione del palazzo di cemento. Dobbiamo costruire ponti, così da creare un arcipelago dove crescano sinergie tra forze sane del quartiere».
I Briganti ci provano da anni, quotidianamente. Prima al centro Iqbal Masih, poi in giro per i campetti della città, infine dal 25 aprile del 2012 proprio al San Teodoro. «Sono interventi che dovrebbero assumere la caratteristica della normalità, perché di questo ha bisogno il quartiere», ha sottolineato Piero Mancuso, tra i fondatori della squadra. Già nei giorni scorsi sono nate iniziative per aiutarli: una raccolta fondi online, o la possibilità di acquistare il pallone ufficiale della squadra.
Figura di collegamento tra amministrazione e Briganti è Carlo Colloca, sociologo dell’università di Catania, attivo nel progetto di Renzo Piano, e che continua a essere presente al San Teodoro. «L’Università ha un’occasione: – spiega – utilizzare le buone prassi che i Briganti già realizzano per fare un laboratorio di quartiere, i saperi a vantaggio del territorio, in fondo è la terza missione dell’università. Si tratterebbe di un osservatorio dove, ad esempio, i colleghi di Agraria potrebbero avviare progetti per la riqualificazione del verde, quelli di Scienze della formazione dedicarsi ai bambini. Così come troverebbero spazio anche stagisti e tirocinanti. La regia è ancora da studiare, ma diventerebbe un centro interdipartimentale dove ognuno porta le sue competenze».
Un progetto che segnerebbe finalmente l’ingresso dell’Università di Catania a Librino. Possibilità di cui si era parlato decenni fa, quando si trattò di scegliere la sede della facoltà di Lettere, poi ospitata nel monastero dei Benedettini.
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