Non potevano davvero immaginarsi che quel signore siciliano sulla cinquantina – sì già noto nel mondo del teatro e tra i corridoi della Rai, ma ancora «un emerito sconosciuto» per il grande pubblico – potesse diventare lo scrittore italiano vivente più conosciuto al mondo. Correva l’anno 1977 e in una casetta sulle colline toscane Fioranna Casamenti e il marito Antonio Lalli fanno la conoscenza dell’allora 52enne Andrea Camilleri. Sono loro i primi a dargli fiducia come scrittore e a pubblicare il suo romanzo d’esordio: Il corso delle cose. Il primo e l’ultimo con la Lalli editore. «Fu una meravigliosa parentesi, poi ognuno continuò per la sua strada», racconta a MeridioNews la signora Fioranna che continua a vivere a Poggibonsi.
Il corso delle cose è ambientato in un paese siciliano degli anni ’50, la cui monotona quotidianità viene sconvolta da due fatti: il ritrovamento di un cadavere e un’intimidazione, a colpi di pistola, a danno di don Vito, un onesto lavoratore. A indagare è il maresciallo Corbo. «A segnalarci il suo dattiloscritto – ricorda la signora Fioranna – fu una nostra collaboratrice di Roma, Angela Sacripante. Quando lo lessi per la prima volta, per me fu molto difficile perché non avevo mai letto nulla in siciliano. Ma una volta che entravi nella storia, trovavi la bella scrittura di Camilleri».
Eppure, prima di trovare una porta aperta alla Lalli editore, lo scrittore di Porto Empedocle aveva ricevuto molti rifiuti. Ben quattordici, secondo alcune ricostruzioni. «Non ricordo esattamente quanti gli avevano detto no – precisa Casamenti – ma ricordo che lui non si mostrava amareggiato o infastidito». Fioranna e il marito Antonio, di cui la casa editrice porta il nome, danno invece fiducia a Camilleri che fino a quel momento – come si legge nella quarta di copertina del libro uscito nel 1978, costo tremila lire – era stato «regista di teatro, radio e televisione» e docente all’Accademia di arti drammatiche di Roma.
«Fu un’amicizia breve ma piacevole – continua Fioranna nel suo racconto – ricordo le serate passate a parlare di tante cose, di attualità e cultura. Lui e mio marito erano entrambi molto umani e accaniti fumatori, certe volte avevo l’impressione che era tanto il piacere di parlare e di raccontare che nemmeno si ascoltassero». Nel 1979 Il corso delle cose divenne uno sceneggiato che andò in onda sulla Rai col titolo La mano sugli occhi. «Siamo andati a Roma per la prima, poi le nostre strade si sono divise».
Camilleri l’anno dopo pubblica il suo secondo romanzo, Un filo di fumo, con Garzanti. Prima di avviare, quindici anni dopo, la saga del commissario Montalbano e il felice matrimonio con Sellerio. Ma chiedendo a Fioranna se, ripensando a quella collaborazione e al successo planetario che è toccato in sorte ad altri, sia mai emersa qualche recriminazione, lei risponde: «No, nessun rimpianto. Siamo sempre stati felici dei traguardi che Andrea ha raggiunto».
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