In provincia di Caltanissetta è difficile trovare un depuratore funzionante. Dopo l’emblematica storia dell’impianto di Butera, ultimato nel 2014 e mai entrato in funzione, la Guardia di finanza ha accertato il cattivo funzionamento di 27 depuratori su tutto il territorio nisseno, gestiti dalla società spagnola Caltacqua. Ai suoi vertici si contestano di «aver omesso la manutenzione degli impianti pur in presenza di obblighi specifici imposti dalla normativa di settore e pur avendo a disposizione fondi pubblici dedicati proprio all’attività di manutenzione». Il risultato, come attestato dalle analisi fatte fare dalla Procura di Caltanissetta, è che i liquidi che escono e che finiscono in fiumi e torrenti della provincia, hanno una carica batterica di norma superiore alla norma. Al punto, precisano dal Nucleo ecologico dei carabinieri di Palermo che ha condotto le indagini insieme alle Fiamme gialle, da compromettere anche l’irrigazione delle campagne.
In totale sono venti gli indagati che hanno ricevuto l’avviso di garanzia, accusati a vario titolo di gestione dei rifiuti non autorizzata, frode nelle pubbliche forniture, reati ambientali, rifiuto di atti d’ufficio. Sono coinvolti tre ex dirigenti della Regione Sicilia del dipartimento Acque e Rifiuti: i due ex direttori generali Vincenzo Emanuele e Marco Lupo, e il direttore del servizio idrico Giusto Ingrassia; tre funzionari dell’Ato CL6: gli ex presidenti Ferdinando Maurelli e Giuseppe Federico, quest’ultimo anche ex presidente della provincia nissena, e il direttore tecnico Angelo Martorelli. Gli altri indagati sono amministratori e manager di Caltacqua e della società spagnola che la controlla, Fcc Aqualia: oltre ai vertici iberici, ci sono i responsabili a Caltanissetta, Salvatore Guarino e Salvatore Maria Giuliana.
ln molti casi le indagini hanno dimostrato che
gli impianti di depurazione erano in stato di abbandono e per nulla funzionanti. Il contratto per l’affidamento del Servizio Idrico Integrato di Caltanissetta non sarebbe stato rispettato nella parte in cui è previsto l’obbligo di assicurare il corretto funzionamento della rete di depurazione. Attività per cui, tra l’altro, Caltacqua avrebbe ricevuto ingenti finanziamenti pubblici. Per questo è stato contestato agli indagati anche il reato di frode nelle pubbliche forniture. Ulteriori reati ambientali sono stati inoltre contestati ai responsabili dell’azienda, per avere continuato a gestire gli impianti non più funzionanti e privi di autorizzazione allo scarico in quanto quest’ultima era scaduta e non poteva, tra l’altro, essere rilasciata stante lo stato di abbandono degli stessi impianti.
I finanzieri di Caltanissetta, infine, hanno avviato un’attività di verifica fiscale su
Caltacqua, basandosi sull’analisi dei documenti contabili ed extracontabili che è stato possibile sequestrare. I controlli fiscali del nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno permesso di segnalare una base imponibile sottratta a tassazione di oltre 37,7 milioni di euro.
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