Caltagirone, parla il proprietario del locale «Nessun diverbio con i tre giovani»

Una serata jazz live finita in tragedia quella che lo scorso 22 giugno ha scosso l’intera città
di Caltagirone. A distanza di ben sette mesi, a seguito alle indagini svolte dalla polizia,
sono stati arrestati tre giovani accusati di avere lanciato dell’acido solforico sulla folla durante un concerto al Tondo Vecchio, nel centro storico. I due fratelli, Filippo e Francesco Piazza, rispettivamente di 21 e 23 anni, originari della Campania ma residenti a Caltagirone e un albanese di 21, Sajmir Thekna. In tutto sono 16 le persone, tra spettatori e musicisti, ad aver subito ustioni gravi.

Secondo quanto emerso dall’indagine, coordinata dal procuratore di Caltagirone Francesco Paolo Giordano, Filippo Piazza avrebbe agito, in concorso con gli altri due giovani, in quanto mosso da ipotetici attriti con il proprietario del Tondo Vecchio con cui aveva collaborato e ad un diverbio con la sua ex fidanzata che la sera del 22 giugno era presente nell’anfiteatro come spettatrice. «Sono rimasto sorpreso dalla notizia dell’arresto di Filippo Piazza e del fratello Francesco». Con queste parole esordisce Giacomo Febbraio, proprietario del locale. «La sera dell’accaduto io e mio figlio Alessandro abbiamo dato i primi soccorsi ai ragazzi coinvolti dall’incidente, è stato davvero un brutto momento e un evento spiacevole, ma non avrei mai immaginato che dietro ciò potessero esserci loro due».

Sulla causa del gesto compiuto da Piazza, l’imprenditore si mostra ancora più sorpreso: «Abbiamo sempre avuto dei buoni rapporti oltre che con i due ragazzi anche con la loro famiglia. Non mi aspettavo che potessero compiere un gesto simile, sono entrambi dei grandi lavoratori, disponibili e alla buona – spiega Febbraio – Il nostro rapporto di lavoro si è interrotto alla fine dell’estate del 2011, Filippo aveva necessità di guadagnare più di quello che io potevo offrirgli, non ci sono altre motivazioni a riguardo». Nessun astio o rancore covato, secondo il proprietario del locale. «Tra noi si era creato un legame che oramai andava oltre l’aspetto professionale. Nel 2011 abbiamo festeggiato qui al locale il compleanno di Filippo – racconta – Anche il fratello Francesco di tanto in tanto ha collaborato con noi. I loro genitori venivano qui a volte a cenare o a bere qualcosa. Il ragazzo si era affezionato così tanto alla mia famiglia che chiamava mia moglie “mamma”. I nostri rapporti sono rimasti buoni anche dopo la fine della nostra collaborazione, mi è capitato di incontrare casualmente Filippo e tra noi non era cambiato nulla».

«Non riesco a capacitarmi di tutto ciò che è accaduto», ripete Febbraio. «Considerata la serenità del nostro legame non ho motivo di pensare che sia un gesto compiuto contro di noi». Poi riporta altre possibili cause alla base del gesto: «Vox populi dice che la fidanzata era lì quella sera e che il fratello Francesco era stato escluso dalla band che si esibiva e di cui lo stesso faceva parte, ma io personalmente non sono a conoscenza di nulla di tutto ciò». Di una cosa l’uomo è sicuro: il movente non riguarda presunti problemi con i fratelli Piazza o Sajmir Thekna. «Ripeto che, diversamente da quanto affermato dalla stampa, tra me ed il ragazzo non c’è stato nessun diverbio e in merito a tali dichiarazione ho fatto presente la questione alla polizia».

Alla notizia dell’arresto anche il sindaco Nicola Bonanno ha commentato mostrandosi
vicino alla comunità colpita da un gesto così grave. Sono 16 i giovani finiti in  ospedale riportando ustioni di primo, secondo e terzo grado e cinque hanno subito uno sfregio al viso permanente. «Quanto accaduto la sera del 22 giugno 2012 ha aperto profonde ferite, sia fisiche sia morali, che sarà difficile rimarginare per le vittime e per la città, rimasta a interrogarsi sul perché di quei fatti così gravi – afferma il primo cittadino – L’operazione con cui Procura e polizia hanno arrestato i presunti autori di quel
gesto è di grande importanza perché restituisce serenità a una comunità per lungo
tempo attonita per quell’inquietante episodio e rafforza la fiducia nelle istituzioni e nel loro
operato».

Simona Romano

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