Calogero Mannino: “La politica? Basta così”

“Ancora politica? Basta così. Certo, avrei preferito chiudere contribuendo alla realizzazione di un grande progetto politico nell’interesse del nostro del nostro Paese. Ma le condizioni non ci sono. Anzi, diciamo che c’è un po’ di confusione”.

Calogero Mannino, in politica da una vita, lascia. Più che stanco sembra deluso. Più volte Ministro della Repubblica, parlamentare di lungo corso, comincerà a dedicarsi alle sue seconde attività: il vino (il passito di Pantelleria), la musica e, soprattutto, i libri.

Da protagonista – attualmente è ancora parlamentare nazionale in uscita, visto che a fine febbraio si andrà a votare per rinnovare Camera e Senato – diventerà, supponiamo, un osservatore attento della politica italiana e siciliana.

Volendo dirla tutta, con Pierferdinando Casini, il ‘funambolico’ leader dell’Udc, Mannino non ha mai legato troppo. Ed è anche logico: Casini viene dalla scuola di Arnaldo Forlani, Mannino dalla sinistra democristiana. Scuole politiche diverse.

Gli chiediamo cosa pensa dell’attuale momento politico: e cosa pensa, soprattutto, di Casini, che sembra ondeggiare tra un accordo con Mario Monti e la mano testa al Pd di Bersani.

“Casini – ci dice Mannino si è mosso e continua a muoversi in modo confuso ed incerto. Un po’ di qua e un po’ di là. Così non si costruisce…”.

Obiettiamo: così non si costruisce il grande centro, quel ritorno alla grande casa dei moderati che lei, qualche anno fa, ipotizzava, quando ha dato vita ai Popolari per l’Italia di domani.

“Certo – aggiunge l’ex ministro – ho lavorato per dare vita a un grande progetto politico di centro. Ma nella chiarezza di intenti. Ebbene, oggi questa chiarezza di intenti non c’è. Ne prendo atto. Ripeto: Casini ha giocato e continua a giocare una partita in modo confuso ed incerto”.

Domanda quasi d’obbligo: che succede adesso? “Quello che succederà non lo so – ci risponde Mannino -. Semmai si potrebbe provare a capire cosa succederà se si verificheranno certe condizioni”.

Ovviamente, ribattiamo, ci dovrebbe dire quali potrebbero essere queste condizioni. “Beh – riprende l’ex leader della Dc – supponiamo, come sembra, che Casini chiuda l’accordo con Mario Monti. E che lo stesso Casini, insieme con Mario Monti, trovino il modo di dialogare, o magari di allearsi con il Pd di Bersani. A questo punto Berlusconi avrebbe buon gioco a far passare i messaggio che l’unica, vera alternativa moderata a Monti è lui”.

Dunque, secondo Mannino il Cavaliere sarebbe ancora in gioco. O meglio, è già in gioco, ma le condizioni politiche potrebbero agevolarlo. Poniamo a Mannino una domanda brutale: secondo lei quanti voti potrebbe prendere Berlusconi? L’ex ministro non si tira indietro: “l’ho detto: dipende dalle condizioni politiche. Da quello che vedo mi sembra che Berlusconi potrebbe tranquillamente attestarsi tra il 18 e il 20 per cento”.

Una domanda sul Pd non può mancare. Anche da quella parte a noi sembra che la confusione non manchi. “Sì – dice sempre Mannino – anche nel Pd c’è un po’ di maretta. Bersani, che ha vinto bene le primarie, sembra già in difficoltà. In primo luogo ha il problema delle liste. E poi, alla sua sinistra, c’è la spina del Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris e di Antonio Ingroia. Un bel problema, per lui. Perché una parte non certo secondaria del suo Partito lo spinge per stringere un accordo con questa nuova formazione politica”.

Una battuta sul Pd siciliano? Mannino sorride. “Non milito nel Pd. Ma la sensazione è che Giuseppe Lumia abbia dato scacco matto a tanti suoi compagni di Partito. E’ un fatto: tanti dirigenti del Pd siciliano, in queste ore, annaspano. Lui, Lumia, è tranquillo: andrà in lista alle elezioni nazionali senza problemi”.

Ed è uno dei pochi dirigenti del Pd che, alla fine, sta bene con il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, aggiungiamo noi: e  non è cosa di poco conto, con i tempi che corrono.

A proposito, onorevole: cosa pensa del nuovo presidente della Regione? “Stando a quello che sento e vedo – ci risponde – Crocetta non ha una maggioranza a Sala d’Ercole. Ma questo per il suo Governo non sarà un problema. L’Aula, anche se con un po’ di ritardo, approverà comunque il bilancio. Anche perché nessuno vuole andare a casa. E il suo Governo andrà”.

Insomma: alla fine Mannino non ci ha detto cosa pensa del presidente della Regione. Torniamo a porre la domanda. L’ex ministro sorride. “L’ho già detto: presiede un Governo senza una maggioranza. Ma è abile. Tutt’altro che ingenuo”.

Resta l’Assemblea regionale siciliana: altro luogo di confusione. Dove, però, tutti, o quasi, si rinfacciano di ‘chiudere’ accordi a scavalco di altri. Vediamo di capire se, tra tutti questi accordi, veri o immaginari, ce n’è almeno uno vero. Per esempio, la ricomposizione di un centro che, a quanto pare, non convince Mannino. Parliamo del possibile incontro tra Udc e Cantiere Popolare.

Allora, onorevole, c’è o non c’è, in Sicilia, l’incontro tra Udc e Cantiere popolare? “Discutono”, ci risponde l’ex ministro. Ci sono anche ‘pezzi’ del Pdl? “Discutono, discutono…”.

 

Giulio Ambrosetti

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