Sciopero nazionale di otto ore per il rinnovo del contratto nazionale applicato ad oltre 200.000 addetti dei call center italiani, di cui oltre 80.000 giovani impiegati nei call center concentrati principalmente nel Sud Italia, di questi 30mila sono in Sicilia. Che oggi, a quanto pare, in gran parte, hanno incrociato le braccia e hanno fatto sentire la loro voce in tutta l’Isola, Palermo inclusa.
Stamattina, infatti, dinnanzi alla sede di Confindustria Sicilia, in via Alessandro Volta, circa 300 dipendenti del settore si sono riuniti in un sit-in guidati dal segretario regionale della Uil Telecomunicazioni, Giuseppe Tummina: “Siamo soddisfatti dell’adesione allo sciopero, da tutta la regione arrivano notizie confortanti, anche se i dati ufficiali arriveranno solo dopo l’ultimo turno serale – dice il sindacalista a LinkSicilia – penso comunque che abbiamo già superato il 50%”. E’ una battaglia importante perché riguarda le clausole sociali a salvaguardia dei lavoratori che l’Asstel, al tavolo delle trattative non ha voluto accettare”.
Che succede? “Le crisi già aperte in alcuni importanti call center ed altre società di Tlc mettono a repentaglio migliaia di posti di lavoro non a causa del crollo dei volumi di attività ma unicamente per il cambio di appalti che si spostano da regione a regione, o all’estero, inseguendo incentivi statali o lazzeramento delle retribuzioni dei dipendenti, o altri stati dove il costo del lavoro è decisamente inferiore” specifica una nota dei sindacati. Insomma le aziende inseguono i risparmi e lasciano i dipendenti in mezzo ad una strada senza alcuna responsabilità.
Per Asstel, l’ associazioni delle principali aziende di telecomunicazioni, che proponeva “un percorso sperimantale” (ormai in Italia gli esperimenti si fanno sempre sulla pelle dei lavoratori) “l’interruzione della la trattativa è conseguente al carattere di pregiudiziale data dalle organizzazioni sindacali verso tale materia, il che non ha consentito di affrontare gli altri punti della trattativa stessa.
Ma i sindacati compatti hanno risposto, per bocca del segretario nazionale della Slc Cgil, Michele Azzola, che “non c’è stata da parte dei sindacati nessuna pregiudiziale. Abbiamo chiesto ad Asstel di rendersi disponibile per evitare che il problema dei call center diventi una bomba sociale. Bisogna cioe’ che le aziende si assumano una responsabilita’ nei confronti dei call center che sono ampiamente utilizzati e concentrati nelle aree del Sud. Il nostro timore – prosegue Azzola – insomma è che si arrivi a un contratto ad hoc per i call center, condannandoli alla poverta’”.
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