Calcioscommesse, deferito l’ex presidente del Siracusa Puntate sospette e contatti con presunti ‘ndranghetisti

Scommesse illegali sulle partite di calcio. Per questo sono stati deferiti dal procuratore generale della Figc Gaetano Cutrufo, ex amministratore unico del Siracusa Calcio, e suo fratello Graziano, all’epoca dei fatti dirigente del Palazzolo. La decisione del tribunale federale nazionale è arrivata dopo avere esaminato quanto emerso nell’inchiesta RevolutionBet sul binomio mafia-scommesse.

Le contestazioni risalgono a ottobre 2016. Gaetano Cutrufo avrebbe effettuato una scommessa live presso un soggetto non autorizzato «ottenendo che la stessa fosse garantita dal signor I.D. che, a sua volta, svolgeva attività illegale di raccolta di scommesse». La stessa accusa è rivolta al fratello Graziano Cutrufo. L’uomo, tra il 2015 e il 2017, «nonostante la sua posizione di dirigente di una società affiliata alla Figc avrebbe effettuato molteplici scommesse». A ricevere le puntate, ancora una volta era I.D.

Come raccontato in esclusiva da MeridioNews oltre un anno fa, dietro queste iniziali c’è Danilo Iannì. Di origini calabresi, l’uomo è ritenuto essere legato alla cosca ndranghetista dei Tegano. Sugli spalti dello stadio siracusano Nicola De Simone, insieme a lui, c’era anche Francesco Franco, figlio del boss reggino Roberto. Entrambi in stretto collegamento con Fabio Lanzafame, l’imprenditore aretuseo diventato il pentito delle scommesse. Sarebbe stato proprio Lanzafame, come ricostruito dagli inquirenti reggini in almeno una occasione, a spedireallo stadio Iannì e Franco per «ritirare 53mila e 500 euro», cioè l’incasso «della partita del Siracusa». Somma che, dopo il fischio finale, sarebbe stata fatta consegnare in contanti da Graziano Cutrufo, fratello dell’allora presidente del Siracusa (entrambi non indagati in quel procedimento). Terminato il derby di Lega Pro contro l’Akragas del 13 novembre del 2016, Iannì entrò in macchina cominciando a contare il denaro. Una microspia intercetta tutto, compreso il rumore delle banconote: «Dieci, undici, dodici». «I soldi dell’incasso dei paganti ti ha dato?», chiedeva Franco. «Certo», la risposta di Iannì.

«Una stronzata, una serie di minchiate grandi quanto una casa», così le aveva definite il maggiore dei due fratelli Cutrufo rispondendo a MeridioNews. In merito ai loro rapporti con Iannì e Franco aveva ammesso: «Possibilmente li avrò visti, ma non sono amici miei perché non possono essere amici miei visto il risultato. Graziano – aveva aggiunto – forse faceva qualche scommessa ma non con il Siracusa Calcio». Da quella stessa indagine era emerso che almeno una puntata sulla società locale ci sarebbe stata. Il 2 marzo 2016 Iannì ricevette una chiamata da Graziano Cutrufo: «Cinquecento euro sul Siracusa e l’1 della Reggina». Il nome dell’allora dirigente del Palazzolo viene fatto per la richiesta di un incontro con alcuni presunti esponenti della cosca Tegano. Stando a quanto ricostruito da Lanzafame, Graziano Cutrufo si sarebbe rifiutato di fare da intermediario e avrebbe informato l’imprenditore delle scommesse. «Mi ha chiamato e mi ha detto “guarda che stanno cercando di fare un incontro e mi hanno contattato per farlo, ma non ho accettato […] Vogliono farti un’estorsione“».

Adesso Gaetano e Graziano Cutrufo potrebbero essere citati a giudizio e dovere affrontare un processo nell’ambito della giustizia sportiva, a meno che non scelgano la via del patteggiamento. Il deferimento è una sorta di rinvio a giudizio che viene richiesto dalla procura federale alla commissione disciplinare.

Marta Silvestre

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