Un confronto che sembra essersi tramutato presto in un braccio di ferro. È quello che si sta consumando in questi giorni all’interno di Sigi spa, la società che ha salvato il Calcio Catania dal fallimento pochi mesi fa e che adesso è intenzionata a cedere il club alla cordata rappresentata dall’avvocato italo-statunitense Joe Tacopina. La certezza, al momento, è solo una: quella a cui si è assistito negli ultimi giorni non è tanto una frattura, quanto la fuga in avanti di Gaetano Nicolosi, primo investitore di Sigi per sforzo economico. Il resto sembra essersi diviso tra chi spera di entrare in scia, chi è pronto a lasciare purché si rientri dall’investimento e chi è intenzionato a restare a tutti i costi vedendo riconosciuto il diritto di esserci stati fin da subito. La soluzione, però, non sembra essere vicina.
Svolta decisiva della vicenda sembra essere stato proprio l’arrivo di Tacopina in città, sabato all’ora di pranzo. Tra un arancino in via Etnea e telefonate oltreoceano, l’occasione per incontrare i soci si è avuta l’indomani, durante la partita Viterbese-Catania, vista tutti insieme a Torre del Grifo. Poi l’incontro riservato col sindaco di Catania Salvo Pogliese. Sullo sfondo di questo clima conviviale – a cui si è aggiunto Dante Scibilia, collaboratore di Tacopina ed ex direttore generale del Venezia – le indiscrezioni di stampa sulla cifra e le condizioni della cessione: acquisizione del cento per cento e 25 milioni da spendere in tre anni. Che però pare si siano già ridotti a 15. Cifre che hanno accresciuto il malumore di alcuni soci che, conti alla mano, credono sia impossibile così rilanciare il club.
Ma se c’è una cosa che, se possibile, ha fatto arrabbiare di più è stata la costante di questi giorni: l’onnipresenza di Gaetano Nicolosi che, rotto ogni indugio, ha sottolineato più volte pubblicamente il suo ruolo di primo tra pari. Per questo non è stato invitato alla riunione di lunedì sera tra una ventina di soci: alcuni sinceramente arrabbiati, altri dubbiosi, altri ancora presenti per capire l’aria che tira. Dall’incontro sono venute fuori due cose: la certezza di volere un accordo che preveda un’acquisizione da parte di Tacopina dell’85 per cento delle quote, lasciando il 15 per cento agli imprenditori locali, e la decisione di far presenziare uno dei soci – scelto in Riccardo Salice – alle riunioni tra l’avvocato della cordata americana Salvo Arena e il legale di Sigi Giuseppe Augello.
D’altronde lo aveva detto anche il sindaco Salvo Pogliese che l’obiettivo è far sì che il Catania continui ad avere un «cuore catanese». «E una percentuale c’è, forte e pulsante – dice a MeridioNews Gaetano Nicolosi, parlando di sé stesso in terza persona – Io resto nel gruppo Tacopina come investitore». E gli altri compagni di quella che era stata presentata come un’avventura di solidarietà per salvare la città? «Degli altri soci Sigi, qualcuno potrà rimanere». Non una questione di volontà, chiarisce subito Nicolosi, ma di portafoglio. Perché il nuovo piano pare essere quello di acquisire il cento per cento delle quote e poi rivenderne una parte – a un prezzo da stabilire – ai locali. Che così facendo iniziano a sentirsi già un po’ fessi.
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