Il Catania ha rappresentato per otto anni un collante tra la mia figura di docente-educatrice e gli alunni appartenenti a un territorio a rischio, ma anche di ambienti tranquilli con difficoltà di relazione ed handicap. Frutto dell’affetto per la squadra, del rispetto per quel presidente che per otto anni ci ha fatto sognare, permettendo di sentirci allo stesso livello di squadre di alto rango, di dimostrare che come città non siamo secondi a nessuno. Dando prova a tutti di civiltà, sportività, correttezza e trasparenza. Il rispetto delle regole dimostrato da calciatori e dirigenza mi avevano permesso di trovare il modo per instaurare relazioni positive tra i ragazzi, con la figura docente e con una ricaduta positiva sul profitto scolastico.
La gratifica per una risposta giusta dettata da attenzione in classe, per un buon comportamento o la vittoria di una gara di matematica era spesso rappresentata con il dono di una rivista del Catania o con un poster di un giocatore sempre del Catania. Vai con la fantasia, basta immedesimarsi! Avreste dovuto vedere la gioia nei loro occhi, la luce del sorriso sul loro volto, la postura positiva di chi si vede riconosciuto un piccolo successo. Il lunedì post-partita, prima del cambio dell’ora, dopo aver assegnato per casa i compiti di rito, l’apostrofo era sempre lo stesso da parte di ragazzi e ragazze: «Le ha portate le riviste de iucaturi?». E io li correggevo: «Si chiamano giocatori».
Ora, alla luce di tutte le nefandezze e i comportamenti sconsiderati di quello che fu il nostro presidente, ai miei alunni, quando entrerò in classe, cosa dirò? Cosa ci diremo, guardandoci negli occhi? «È stato solo un gioco, un bel sogno con un brutto risveglio»? Al non più caro presidente dico che il male fatto non è solo pratico ma anche morale. Il dolore è nell’anima di tutti quegli adolescenti che stavano cominciando a capire praticamente cosa fosse la legalità, tanto trattata in centomila progetti.
L’amore per la maglia del Catania resterà immutato, ma dobbiamo lavorare per allontanare lo scoramento e la rassegnazione. Mi chiedo oggi cosa direbbe l’ex presidente del Catania, di cui è ancora proprietario, a questi ragazzi che inizieranno il nuovo anno scolastico 2015- 2016.
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