Mentre il Catania lotta per la salvezza al Massimino, oltre un centinaio di ultras diserta gli spalti per giocare un torneo di calcio a cinque nei campetti poco distanti dallo stadio. È questa la loro nuova protesta. La squadra è impelagata in zona retrocessione e le trattative per la cessione del club sono ferme. Nella partita contro la Lupa Castelli Romani, ultima della classifica, i rossazzurri concludono due volte in porta e riescono ad avere la meglio solo a quattro minuti dalla fine, grazie a Plasmati. La classifica non migliora.
Dopo la pesante sconfitta di lunedì contro il Foggia, nonostante gli sconti sui biglietti, il Massimino è ancora una volta spopolato e svuotato dal tifo. A colpo d’occhio i presenti sono meno dei cinquemila abbonati, e i ricavi (3763 euro) non coprono i costi giornalieri per l’affitto dello stadio (circa cinquemila euro). Gli ultras della curva sud entrano, per protestare, solo nel secondo tempo. Quelli della nord «anziché assistere allo spettacolo indecoroso di chi continua a umiliare i nostri colori» – come scritto in un loro comunicato – per protesta organizzano e giocano una serie di partitelle a calcetto nei campi che affacciano sulle mura di cinta esterne del Massimino.
All’interno dello stadio, la squadra di Moriero stenta anche contro la più debole delle avversarie. La Lupa ha solo otto punti in classifica, non vince da ottobre e ha perso le ultime nove partite. Per tutto il primo tempo i rossazzurri concludono in porta una sola volta, al 25esimo: tiro di Bombagi dalla distanza, centrale, preso a pugni e così respinto dal portiere avversario Tassi. I numerosi cambi nell’undici titolare, rispetto alla sfida col Foggia, non migliorano la resa in campo. Il Catania esce tra i fischi all’intervallo e nel secondo tempo combina anche meno. È la Lupa a rendersi pericolosa, e pareggiare i tiri in porta grazie alla rovesciata di Mastropietro al 57esimo.
L’occasione più clamorosa della partita capita però, pochi minuti dopo, sui piedi di Russotto. Il fantasista rossazzurro, celebrato in passato per la precisione del suo tiro, al 30esimo ha sul piede il pallone dei tre punti. Su cross di Falcone un difensore della Lupa scivola, e lascia all’attaccante in maglia rossazzurra lo specchio libero, a pochi metri dalla linea di porta. Russotto stoppa, controlla e, indisturbato, scalcia la palla oltre la traversa. Il pubblico fischia sonoramente l’errore dell’attaccante e prosegue fischiando l’arbitro Volpi di Arezzo, incolpato di non estrarre nella giusta misura i cartellini gialli a carico degli avversari.
Solo a quattro minuti dal fischio finale il Catania riesce a risolvere la partita. Su cross dalla destra di Garufo, Tassi manca l’uscita e Plasmati tocca di testa insaccando il pallone dall’alto dei suoi quasi due metri. La rete è festeggiata dall’intera panchina etnea, che sommerge l’attaccante. Dall’altra parte del campo Garufo scalcia per rabbia il tabellone pubblicitario. Prima che il pallone torni a centrocampo, Ferrario – divenuto capitano dopo l’uscita di Calil, proprio per Plasmati – si rivolge alla tribuna A chiedendo sostegno. La Lupa non reagisce e Castiglia, appena entrato, sbaglia un rigore in movimento mandando il pallone a lato su appoggio di Plasmati. Nel finale espulso il dirigente Marcello Pitino.
I tre punti in classifica non migliorano la posizione del Catania. I rossazzurri restano quintultimi in classifica, appaiati al Monopoli in zona play out. Nel prossimo turno affronteranno in trasferta la capolista Benevento, mentre Melfi e Monopoli – le due principali concorrenti – giocheranno in casa dopo avere ottenuto entrambe la vittoria in trasferta nell’ultima giornata. «Dovevamo vincere ma avevo paura di perdere: abbiamo giocato male e sbagliato alcuni gol», spiega l’allenatore Francesco Moriero a fine gara. Il tecnico, in un momento di tensione, ha risposto alle contestazioni del pubblico: «Chiedo scusa, ho sbagliato – conclude – per salvarci dobbiamo essere tranquilli».
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