Fimmini. Attrarle, decifrarle, sedurle. È un pamphlet ironico e irreverente l’ultimo libro del giornalista catanese Pietrangelo Buttafuoco, presentato lo scorso lunedì nell’aula magna del Monastero dei Benedettini, nell’ambito del ciclo di incontri Conversazioni in Sicilia organizzato dalla facoltà di Lettere di Catania e dal quotidiano La Sicilia.
Ospiti d’onore dell’evento l’attrice palermitana Margaret Madè e la stilista catanese Marrella Ferrera. A intervistare l’autore la giornalista etnea Maddalena Bonaccorso.
Step1 vi propone un’intervista, realizzata da Ita Vasta per Radio Zammù, in cui Buttafuoco ci racconta il suo libro e ci spiega cosa sono per lui i fimmini, ma in cui ci parla anche della “fimmina streusa” Catania, delle nuove iniziative dello Stabile, del Sufismo e persino di Berlusconi.
Fimmini. Attrarle, decifrarle, sedurle, questi titolo e sottotitolo dell’ultimo libro di Pietrangelo Buttafuoco.
«Direi che il sottotitolo è fondamentale, è una sorta di ritmo triatico. Siamo stati sempre costretti dalla dialettica a muoverci un po’ dall’alto, invece a questo punto è meglio fare sempre antitesi, tesi e sintesi. È un libro che ho costruito in virtù di una fotografia che ritrae Letizia Ortiz e Carla Bruni durante una visita di stato della famiglia reale spagnola all’Eliseo, foto che ho scelto perché appena vista ho sentito dentro di me ruggire la lingua madre e l’unica parola che mi è venuta fuori è stata appunto questa: “fimmini”».
Sono molte le figure femminili contemplate nel suo libro: da Brigitte Bardot a Rachele Guidi Mussolini “donna Rachele”, all’affascinate Franca Florio. Oltre alla dedica “sacrosanta” ad Agata, Lucia e Rosalia. Si tratta allora di un omaggio alla donna, di un prontuario per l’uomo, o di una dichiarazione d’amore all’universo femminile?
«Preferirei la seconda ipotesi. Il maschio è ormai latitante nell’orizzonte sociale contemporaneo, perché non è più in grado di raccontare e rappresentare neppure la propria responsabilità, e questa certo è una dimensione tutta propria della società occidentale. Noi che ci siamo sobbarcati epoche intere a colpi di Beatles e Rolling Stones non sappiamo invece che il futuro si apparecchia in India, in Cina, Russia, in quell’oriente dove innanzitutto urla e grida la vita e dove le culle sopravanzano le tombe. E in tutto questo c’è la presenza del femminile che determina la vita quotidiana della società».
Quindi la figura di fimmina intesa anche come madre?
«Intesa nella totalità, nelle trappole sentimentali, nelle emozioni dell’amore. Ovviamante c’è un aggancio alla seduzione che è quello dell’incontro tra due cuori innamorati, ma poi c’è il legame saldo e forte della paternità e della maternità, il sentimento dell’amicia, l’essere legati da rapporti fraterni. Tutto ciò che quindi è emozione. Il sentimento ha una radice spirituale, e quello di cui ci siamo privati noi è proprio questo: l’elemento che aveva fatto cantare i poeti. Ci siamo persi nella trappola della chiacchera e abbiamo dimenticato di fare cantare il cuore».
E ogni tanto tra le chiacchere si dice “dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna”. Non è quindi semplicemente un cliché e forse ne da prova Carla Bruni, che nella sua descrizione è esempio di valorizzazione per Sarkò, ridotto quasi a figura marginale.
«Lei non è il tipo di donna che sceglie uomini importanti, ma gli uomini diventano importanti quando sono con lei. Credo che la figura di Carla Bruni sia l’apoteosi di uno stile sofisticato, occidentale, moderno, laico, perfino sfrontato. In lei tutto quello che è il corredo magico, potente e sacrale della donna ruggisce oltremodo e conquista quegli spazi che invece sono negati alle caricature del femminile a cui ci siamo abituati noi, specialmente noi italiani che, grazie alla televisione, abbiamo dovuto subire la mostrificazione dell’ideale femminile».
Il fatto che vengano “interpellate” donne affascinanti del passato, non spinge a pensare che la donna contemporanea non riesca a reggere il confronto?
«No, altroché. La mia non è un’operazione nostalgia. La donna contemporanea ha una grande potenza sacrale, iconica, archetipa. E’ come nel libro “Sexual Personae” di Camille Paglia, in cui il femminile riesce a prescindere da moda, consuetudini, stupidaggini obbligate e persino dalla mostrificazione telegenica».
La accompagnano Margaret Madè, Marrella Ferrera e Maddalena Bonaccorso. Tre donne che appartengono ad un contesto a cui lei è particolarmente legato, ovvero la Sicilia. La donna siciliana deve faticare più della altre per emergere?
«Assolutamente. La donna siciliana appartiene a quel grande contesto immaginale e spirituale qual è il Mediterraneo ed è una delle poche personalità a godere di un sano e robusto matriarcato».
È vero che ha una passione per l’opera lirica, oltre quella per le donne, naturalmente?
«Quella è una stupidagine che è stata messa in giro da internet. Internet è la soglia di tutte le menzogne e questa è la più innocente delle menzogne su di me. Io non ho nessuna competenza di lirica».
Però è vero che è il presidente del Teatro Stabile di Catania ed ha organizzato molto. L’estate scorsa, per esempio, Libri in cortile, che prosegue ancora adesso con il nome di LibrinScena, ospitando incontri che vedono come protagonisti autori a confronto. Com’è nata l’idea?
«Certo, è vero. Catania é stata la mia ispirazione. Il suo spazio, il suo contesto, l’entusiasmo che il pubblico catanese riserva a tutto cio che è profondità, riflessione, letteratura, arte, a tutto ciò che è emozione. Si cerca di “fare le nozze coi fichi secchi”, ma in realtà questi fichi secchi sono dei frutti saporitissimi, meravigliosi e fragranti. Abbiamo l’orgoglio e la gioia di ospitare personalità di grande rilievo e per il giorno dell’Immacolata un ospite di riguardissimo: Francesco De Gregori che sarà intervistato dal noto giornalista Pierluigi Battista».
È vero il progetto di un musical su Berlusconi?
«Non è un solo progetto, sarà il fiore all’occhiello della prossima stagione dello Stabile. Il motivo è semplicissimo: a differenza di film, saggi o libri, che non sarebbero altro che una sommatoria di atti giudiziari, crediamo che l’unico modo di raccontare e definire Berlusconi in tutte le sue sfaccettature è quello del musical. E lo faremo con un librettista, un regista e un protagonista d’eccezione».
Danny De Vito?
«Abbiamo aperto con lui la trattativa».
Chiudiamo con una curiosità: “le fimmine alte novantadue centimetri circa” sono anche loro fimmine vere?
«A maggior ragione in quel contesto, perchè ci sono dei burqa molto più pericolosi di quelli di tessuto e sono i burqa imposti da pregiudizio estetico e l’idea che una donna possa sopravvivere solo in in determinato canone di tette e culi. Ricordiamoci che è meglio guardare altrove con occhi non foderati dal prosciutto del pregiudizio».
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