Buona notte Autonomia siciliana!

 “Lasciò cadere l’ultimo velo di pudore, citando San Clemente d’Alessandria”                        
Citazione (tratta da Casanova) che apre il romanzo di Leonardo Sciascia Todo modo

La riforma delle Province annunciata dal Governo della Regione all’insegna del rilancio dell’Autonomia siciliana si è ormai trasformata in un’umiliazione della stessa Autonomia siciliana. Nel dibattito, infatti, è intervenuto – e ancora non abbiamo capito bene a che titolo – l’ufficio del Commissario dello Stato.

Ne è venuto fuori, addirittura, un nuovo testo di disegno di legge – che dovrebbe essere discusso oggi da Sala d’Ercole – concordato tra il presidente della prima commissione dell’Ars (Affari istituzionali), Marco Forzese, e lo stesso ufficio del commissario dello Stato.

Di fatto, ieri, abbiamo assistito all’ufficializzazione di un organo del Governo nazionale – l’ufficio del commissario dello Stato, per l’appunto, diretta promanazione del Ministero degli Interni – che, da soggetto chiamato a verificare gli eventuali profili di incostituzionalità delle leggi approvate dall’Ars (per proporre, eventualmente, ricorso presso la Corte Costituzionale), si è trasformato in soggetto legiferante. Anzi, per essere più precisi, in soggetto che detta all’Ars le modalità con le quali legiferare.

Tutto questo mentre l stesso presidente della Regione, Rosario Crocetta, a parole, ha, anzi aveva annunciato la volontà del Governo di ripristinare l’Alta Corte per la Sicilia, sospesa (e mai abolita!) con un colpo di mano, alla fine egli anni ’50 del secolo passato da una discutibile sentenza della Corte Costituzionale.

Invece del ritorno dell’Alta Corte, ieri, abbiamo assistito all’ ‘incoronazione’, da parte del Governo e dell’Ars, dell’ “Alto commissario dello Stato per la Sicilia”, ufficio del Ministero degli Interni che, ormai, detta in Sicilia l’agenda politica, parlamentare e giuridico-costituzionale.

Complimenti vivissimi alla politica siciliana! Questo sì che è un ‘vero’ rilancio dell’Autonomia siciliana!

Da anni, in occasione dell’approvazione delle leggi da parte dell’Ars, si vocifera di abboccamenti e incontri ‘trilaterali’ tra alti dirigenti e parlamentari dell’Ars, Governo regionale e il commissario dello Stato con il suo staff. Queste voci le abbiamo sempre raccolte e registrate. Di malavoglia, perché, a nostro modesto giudizio, è un errore di “sintassi costituzionale” che un organo chiamato a verificare l’eventuale incostituzionalità delle leggi approvare dall’Ars partecipi alla redazione delle leggi sulle quali si deve poi pronunciare.

Ieri, con grande ‘soddisfazione’ generale, l’ultimo velo è caduto e un disegno di legge importante è stato riscritto dalla prima commissione legislativa dell’Ars con gli uffici del commissario dello Stato. La ‘frittata’ è fatta.

A questo punto, visto che siamo in piena spending review, si potrebbero trovare un paio di stanze a Palazzo Reale dove allocare gli uffici del commissario dello Stato per la Sicilia. Lo stesso commissario potrebbe partecipare ai lavori d’Aula, magari in qualità di vice presidente vicario aggiunto dell’Ars.

Si risparmierebbero telefonate, spostamenti tra Piazza del Parlamento (dove ha sede Palazzo Reale) e Piazza Principe di Camporeale (dove ha sede l’ufficio del commissario dello Stato). E si risparmierebbe, soprattutto, la carta per eventuali ricorsi presso la Consulta, nonché lavoro alla stessa Corte Costituzionale. Perché, a questo punto, il commissario dello Stato non potrebbe più impugnare leggi regionali ‘confezionate’ anche da lui…

 … e buona notte all’Autonomia siciliana!

 

Redazione

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