Buona la prima. Era importante partire con il piede giusto, soprattutto per il morale, ad una settimana dall’inizio del campionato e il Palermo non ha fallito il suo esame. A differenza della scorsa stagione, iniziata male con l’eliminazione dalla Coppa Italia ad opera del Modena, quest’anno il terzo turno di Tim Cup ha regalato un sorriso ai rosanero che, superando in casa l’Avellino per 2-1, hanno staccato il biglietto per il quarto turno (l’avversaria sarà ad inizio dicembre l’Alessandria).
Dopo i segnali ricevuti durante il ritiro e le otto amichevoli disputate nel precampionato, Iachini era curioso di verificare i progressi del gruppo in una partita «vera» e il tecnico, in linea generale, ha avuto le riposte che si aspettava. La squadra non è ancora in una condizione ottimale (ed è normale che sia così ad agosto), qualche automatismo va perfezionato ma, nonostante i pesanti carichi di lavoro, le idee di gioco ci sono. Durante la gara si sono viste delle trame interessanti, frutto di un progetto tattico che dura da un po’ di tempo e di meccanismi ormai collaudati. Se si esclude El Kaoutari (discreta la prestazione del difensore marocchino), il Palermo che ha battuto gli irpini era quello della passata stagione senza Dybala.
E il successo contro la compagine di Tesser, una delle formazioni di serie B candidate alla promozione, rispecchia alcune caratteristiche emerse nello scorso campionato. Il punto di contatto più evidente riguarda le reti dei centrocampisti: la sfida contro i biancoverdi, entrata nel vivo nel secondo tempo dopo una prima frazione di gioco avara di emozioni, è stata decisa dagli acuti di Rigoni e Quaison, rispettivamente al 53’ e al 61’, «intervallati» dal momentaneo pareggio di Trotta. L’inserimento degli intermedi in zona gol è un tratto peculiare del gioco di Iachini e anche contro l’Avellino questa specificità ha lasciato il segno. Menzione speciale, in particolare, per il jolly svedese, subentrato al 50’ a Chochev. Seguendo il percorso costruito l’anno scorso, il numero 21 rosanero ha confermato la capacità di cambiare l’inerzia della partita entrando in corso d’opera e ha premiato l’intuizione dell’allenatore, alla ricerca, durante la gara, delle soluzioni più efficaci per sorprendere l’avversario. Un’altra analogia con il Palermo targato 2014/15 è rappresentata dall’abbonamento ai pali o alle traverse della porta avversaria: i 21 legni colpiti nella scorsa stagione non sono ancora un capitolo chiuso e hanno avuto una continuità nel match contro i campani come dimostrano, al netto di una traversa di Trotta, il palo centrato da Rigoni nel primo tempo con la complicità di una deviazione e la traversa timbrata nella ripresa da Lazaar con un bolide da fuori area.
E’ riconoscibile, insomma, il Palermo di Iachini. Una squadra con i soliti pregi e difetti anche se quest’anno dovrà inevitabilmente cambiare alcune strategie in assenza di un giocatore come Dybala. In questo momento il suo alter ego è Belotti ma il mercato potrebbe delineare presto nuovi scenari. I riflettori erano puntati inevitabilmente sul «Gallo», al centro di un intrigo con il Torino. L’attaccante lombardo non ha fatto mirabilie (nel secondo tempo ha fallito anche una nitida palla-gol con un colpo di testa in tuffo a tu per tu con il portiere), ma ha lottato con grinta dimostrando comunque di non essere condizionato dai rumors sul suo conto. Un bel segnale in attesa di novità e di input precisi da parte del club di viale del Fante costretto comunque a rinforzarsi con due pedine in attacco nel caso in cui decidesse di privarsi del centravanti di Calcinate.
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