Poche ore dopo la terza ondata di arresti nel centro direzionale Anas di Catania, dall’altra parte dell’isola arriva la reazione della politica. Il governo regionale, guidato da Nello Musumeci, torna a prendere posizione contro la società che in Sicilia gestisce le statali e alcune autostrade.
A intervenire è l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone, che con una nota annuncia l’intenzione di chiedere il commissariamento di alcune opere ritenute strategiche. «Stamane abbiamo dovuto prendere atto, con amarezza, di come l’inchiesta sulla presunta corruzione in Anas non si sia ancora fermata – dichiara Falcone -. Vogliamo rivolgere un nuovo attestato di merito alla magistratura, impegnata nel portare alla luce vicende e dinamiche che non fanno bene né all’immagine dell’azienda di Stato, né tantomeno all’imprenditoria
Nel mirino dell’assessore ci sono «fatti che rallentano o rischiano addirittura di annullare gli sforzi che stiamo mettendo in campo in Sicilia tramite consistenti investimenti pubblici – prosegue Falcone – Parimenti è triste vedere come il caso Buche d’oro abbia macchiato anche grandi iniziative come il Giro d’Italia, una vetrina sportiva e turistica che era servita anche a riqualificare significative arterie secondarie». L’obiettivo di Falcone è adesso fare in modo che i lavori sulla Caltanissetta-Agrigento, l’Agrigento-Palermo, i cantieri sull’autostrada Palermo-Catania e i progetti sulla statale Nord-Sud vengano sottratti al controllo di Anas. Una dichiarazione di sfiducia nei confronti del gestore che si va a sommare a quelle pronunciate da Musumeci in questi anni, quando ancora lo scandalo corruzione non era scoppiato.
Destinatario delle richieste che arrivano da Palermo è chiaramente il governo Conte, che ha nel viceministro Giancarlo Cancelleri la figura più alta in grado tra i siciliani impegnati nel dicastero alle Infrastrutture. Proprio l’esponente pentastellato, che nei giorni scorsi ha effettuato una serie di sopralluoghi in Sicilia alla presenza dei dirigenti Anas, è intervenuto questa mattina commentando i risultati dell’inchiesta della procura etnea. «Se vogliamo che le cose funzionino, dobbiamo cancellare la parola corruzione dal vocabolario del nostro paese – ha scritto Cancelleri sulla propria pagina Facebook -. Chi prova ad arricchirsi sulle spalle dei cittadini, ricorrendo a mazzette e favori, deve pagare e la politica ha il dovere di allontanare per sempre questi soggetti dagli affari della pubblica amministrazione. Avevo chiesto ad Anas di avviare una indagine interna sui fatti di qualche mese fa, oggi, grazie al lavoro della magistratura si sono assicurati altri furbetti alla giustizia». Il viceministro mette in guardia dal mettere tutto nello stesso calderone. «L’errore che possiamo fare oggi è demonizzare Anas che invece – continua Cancelleri – è la prima ad avere tutto l’interesse di allontanare queste persone. Ovunque è possibile trovare mele marce, l’importante è cacciarle via e dimostrare con il lavoro che c’è una grande azienda di Stato».
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