Bryan, 26enne non vedente che vive a Catania Un colombiano tra calcio a 5 e romanzi fantasy

Bryan Ramirez ha 26 anni e da 16 vive a Catania. È nato in Colombia, una terra che ha lasciato quando aveva quasi dieci anni, non a causa di guerre o povertà, ma per un problema agli occhi. Bryan, infatti, è non vedente a causa di un incidente con un’arma da fuoco, che nel suo Paese può essere tenuta in casa liberamente e senza licenza.

«Avevo circa otto anni quando un ragazzo portatore di handicap mi ha sparato con un fucile, senza sapere che fosse un’arma vera», racconta a MeridioNews il ragazzo, che subito dopo l’episodio si è trasferito a Catania dagli zii. «Speravamo che venendo qui il problema potesse essere risolto, ma purtroppo non c’è stato niente da fare». Il 26enne, comunque, ha frequentato le scuole medie e il liceo nel capoluogo etneo, inserendosi da subito nell’ambiente e creandosi un giro di amicizie. Anche grazie allo sport, una delle sue passioni.

Dopo la laurea alla scuola di Lingue e letteratura, Interpreti e Traduttori all’Università di Bologna e un anno di Erasmus in Irlanda, sempre in compagnia del fedele cane guida Oscar, Ramirez è tornato in Sicilia, entrando a far parte della Nuovi orizzonti Siracusa, squadra per non vedenti di calcio a cinque. «Siamo otto giocatori dai 17 anni ai 55 anni provenienti da tutte le parti della Sicilia, anche da lontano, perché è l’unica squadra che esiste in questa Regione e purtroppo chi vuole giocare deve farsi un bel viaggetto».

Gli unici vedenti ammessi in campo sono il portiere, l’allenatore e le guide, che hanno il compito di dare indicazioni ai giocatori. «Una volta a settimana andiamo a Siracusa per allenarci nell’unico campo di calcio a cinque adibito allo scopo, dove abbiamo a disposizione il pallone sonoro e le sponde laterali per non uscire dal perimetro di gioco».

«Abbiamo cercato più volte di farne aprire uno a Catania, io stesso mi ci sono messo in prima persona perché le persone e la voglia ci sono». A mancare, invece, sono la struttura e qualcuno che voglia finanziare questo progetto, dice Bryan, che ha partecipato a diversi raduni e giocato durante le amichevoli, ma non può accedere alle partite ufficiali a causa della mancanza del passaporto italiano. «Ancora ho quello colombiano, ho fatto richiesta da diversi anni ma non ci sono notizie».

Come molti coetanei Bryan non ha ancora trovato un lavoro fisso, ma non si perde d’animo e anzi si dà molto da fare. «In questo momento sto portando avanti dei progetti all’interno dell’Unione italiana ciechi, dove organizzo uscite e corsi di ballo, ma sono stato scelto anche per vestire i panni della guida sensoriale durante il tour Monastero oscuro all’interno del complesso dei Benedettini».

Ma Bryan è anche uno scrittore con una grande passione per la lettura. «La letteratura italiana mi fa impazzire perché la ritengo tra le migliori in assoluto, apprezzo classici, gialli, best seller, fantasy». Ed è proprio quest’ultimo il genere che ha scelto quando ha pensato di mettersi all’opera, lavorando a un testo tutto suo. Nasce così Jeyson Princeps e la guerra dei falsi dei (Cavinato editore), che tratta il tema dell’immigrazione. «Ho scelto un protagonista colombiano perché conosco bene questo Paese ma non è un libro autobiografico, infatti i personaggi vengono da un po’ tutte le parti, addirittura da altre galassie». Paradossalmente il libro non si trova ancora in braille, perché l’autore scrive utilizzando un semplice computer, sfruttando la sintesi vocale che legge direttamente ciò che viene scritto. Di cui Ramirez sta già usufruendo per lavorare al prossimo libro, il secondo tassello della trilogia.  

Giorgia Lodato

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