Il pentito Giovanni Brusca, l’uomo che azionò il telecomando della strage di Capaci e quattro anni dopo ha iniziato a collaborare con la giustizia, ha deciso di ristrutturare una casa a San Giuseppe Jato, suo paese natale. Ma per farlo è incappato nelle maglie dell’abusivismo edilizio. Ed è stato indagato per questo reato. Il pubblico ministero Enrico Bologna ha già completato le indagini e ha citato a giudizio l’ex boss.
L’inchiesta, come riporta l’edizione locale di Repubblica, è stata avviata quattro anni fa, quando alla procura di Palermo arrivarono delle segnalazioni su alcuni movimenti del pentito durante i suoi permessi premio. I pm incaricarono i carabinieri del nucleo investigativo del gruppo Monreale di intercettarlo. Nel settembre 2010, scattò anche una perquisizione nella cella di Brusca dove fu trovata una pen drive, attraverso la quale il detenuto faceva arrivare le sue disposizioni per la ristrutturazione in corso nella casa a San Giuseppe Jato agli operai. Questi ultimi, sempre attraverso il pennino, rimandavano le foto dei lavori realizzati. Brusca rischiò anche la fuoriuscita dal programma di protezione. Ma, alla fine, le violazioni comportamentali al programma di protezione furono archiviate senza ulteriori conseguenze. Rimase solo l’inchiesta e ora il processo per abusivismo edilizio, che Brusca potrà definire anche con una multa di lieve entità. Intanto, dicono i rilievi fatti dai carabinieri, la casa è ormai pronta.
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