Brancaccio, la Regione punta a recupero ex sede Irsap Costato 20 miliardi, da cinque anni non era utilizzato

«Confermo tutto: la Regione vuole acquisire l’ex sede dell’Irsap a Brancaccio». Parlava così solo pochi giorni fa Girolamo Turano, assessore regionale alle Attività produttive, anticipando a MeridioNews le intenzioni della Regione in merito al recupero degli uffici della sede palermitana dell’Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive, chiusi e non operativi dal 2013. «Siamo alle prese con la legge Finanziaria, stiamo provando a fare questo articolo, come finirà e come passerà non so dirlo, però ribadisco che la volontà del governo è questa, di recuperare e reimpiegare quella struttura». Una promessa, la sua, alla fine mantenuta. L’emendamento è stato infatti definitivamente approvato nel tardo pomeriggio di ieri durante la seduta dell’Ars.

Il centro direzionale di via Ferruzza consiste in un imponente edificio costruito nella seconda metà degli anni Ottanta ed è costato 20 miliardi delle vecchi lire. È composto da cinque plessi, cioè cinque capannoni: uno è stato destinato ai vigili del fuoco, che lì hanno ancora oggi la loro base operativa; dei restanti quattro solo uno è altrettanto funzionante e operativo, quello che ospitava appunto gli uffici direzionali di Irsap Palermo. Gli altri tre restano vacanti, anche se per un periodo uno di questi viene adibito a mensa: fino a dicembre 2016 infatti c’è una ditta che si occupa della ristorazione, la Delta Catering, poi buttata fuori per abusivismo e successivo sequestro dei locali fino a quel momento occupati. Di recente è stato lanciato un bando per l’affidamento della mensa, ma è andato deserto.

Nel frattempo, però, le cose sono già cambiate anche per gli altri locali: dopo la legge che riforma le ex Asi siciliane in Irsap, l’istituto che avrebbe dovuto inglobarle tutte e undici, l’ex commissario nominato dal governo Crocetta, Alfonso Cicero, decide di trasferire una parte del personale dividendola fra un altro edificio attiguo più piccolo e la sede di Caltanissetta. È il 2013 e il personale che, tirando le somme, resta a Palermo è di appena dieci unità, un numero decisamente esiguo per poter occupare i due precedenti capannoni di Brancaccio, che quindi da quel momento diventano non operativi. Al loro interno restano solo mobili, archivi e documenti a prendere polvere. Nel frattempo, però, si fa largo la voce che parte della struttura sia praticamente abbandonata: un pettegolezzo che non tarda ad attirare bande di ladri da ogni zona.

Il metodo è sempre lo stesso: si introducono all’interno dei locali rimasti vuoti scardinando le porte esterne, a volte anche rompendo catene e catenacci di ogni dimensione. Una volta dentro, raggiungono il primo piano, liberano un archivio e lo appoggiano al muro per arrivare al lucernario e da lì fino al tetto, dove scardinano i pannelli che lo ricoprono, da cui ricavano il rame che sminuzzano e rivendono. Una vera e propria fonte di approvvigionamento che ha fatto registrare oltre dieci colpi messi a segno da gennaio dell’anno scorso ad oggi. Nei mesi scorsi si è registrata una vera e propria escalation. L’ultimo episodio, in ordine di tempo, risale proprio a pochi giorni fa: le ripetute denunce da parte dell’amministrazione e la richiesta di un servizio di vigilanza, che negli ultimi mesi si è effettivamente messo in moto, ha permesso di cogliere sul fatto una banda intenta a introdursi nell’edificio la notte del 25 aprile. Due sono stati bloccati subito, mentre gli altri tre complici catturati dopo un tentativo di fuga.

Finora l’amministrazione dell’istituto non ha potuto fare altro che denunciare il fenomeno, poiché non essendo proprietario dell’edificio non ha in questi anni potuto farne altro uso. La palla è sempre stata nelle mani della Regione, quindi, che finalmente sembra decisa a prenderlo in carico e acquisirlo, per restituire una seconda vita ai locali inattivi da ormai cinque anni

Silvia Buffa

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