Botte tra zio e nipote per un bidone d’acqua In Sicilia un bene di tutti conteso a calci e pugni

Un piatto si rompe. Dalla strada si levano le grida di chi vuole l’acqua. In questo caso a reclamare la libertà di bere è un ragazzo che si contende un bidone con lo zio, in un quartiere popolare di Licata. La vicenda, un siparietto pirandelliano comico ma allo stesso tempo drammatico, vede protagonisti i due familiari che abitano a pochi metri di distanza; il contatore ce l’ha solo l’anziano signore, il quale condivide con la moglie l’acqua che la società d’ambito gli centellina. Al nipote invece, a quanto pare, non arriva e, ogni volta che giunge la lieta novella della miracolosa elargizione di un tantino di oro blu, scoppia il putiferio. 

Il giovane si insinua, munito di bidone dentro casa dello zio e, approfittando della propria agilità e velocità, riempie per sé uno o, nei casi più fortunati, due bidoni d’acqua. A questo punto i trasferimenti dei contenitori da un appartamento all’altro vengono accompagnati da urla di protesta e reazioni esagitate, fino alla colluttazione. Pugni, calci e oggetti volanti, per un bene di tutti. Siamo nel 2015, e questa è la Sicilia. O meglio, l’Isola è anche questo, perché, si sa, non si può essere totalmente fortunati: baciati dal sole per almeno sei mesi l’anno, circondati da uno splendido mare e con tutti questi prodotti della terra a disposizione, mica si può pretendere anche l’acqua pubblica.

La rissa viene sedata dalla zia che, come tutte le donne siciliane di una certa età, è saggia e paziente. Ma fino a un certo punto, perché se non fosse zoppa gliele darebbe di santa ragione a tutti e due; invece si limita ad agitare minacciosa la stampella lanciando improperi, ma con garbo: modula il tono della voce come un’addestratrice di animali da combattimento. Chissà, invece, se la voce la alzeranno i nostri deputati, chiamati a votare la legge sulla gestione del servizio idrico integrato, disegnata ad hoc dalla commissione territorio e ambiente all’Ars. Ci si augura, infine, che l’assessora Vania Contraffatto decida di risparmiare agli agrigentini l’ennesima beffa: quella della cessione delle reti idriche attraverso la nomina di un commissario straordinario. Altrimenti qui si fa a pugni.  

Gino Pira

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