Hanno ancora il dente avvelenato Angelo Villari e Luigi Bosco che, dopo avere lasciato il Partito Democratico catanese, hanno scelto di approdare alle forze civiche che sostengono la candidatura alla presidenza della Regione di Cateno De Luca. È sanguinante la ferita e per questo non smettono di lanciare accuse al pd siciliano la cui gestione è stata definita «di un solo uomo al comando», ha detto Villari. Alla base del malessere le mancate candidature ma soprattutto l’applicazione di «due pesi e due misure» nell’individuazione dei candidati per le elezioni regionali e nazionali. I due, infatti, erano stati bollati come «improponibili – ha evidenziato Bosco – mentre Valentina Scialfa, che ha lo stesso modesto capo di accusa viene, dal Partito Democratico, catapultata come capolista quindi con un collegio quasi sicuro. Anche se di sicuro non c’è nulla». O quasi. Perché a richiamare l’attenzione proprio sulla candidatura di Valentina Scialfa ci ha pensato Cateno De Luca che, come sua abitudine, ha raccontato i retroscena.
«Non c’è stata – ha sottolineato De Luca – morale. Sono candidature imposte dall’alto e tutti sono d’accordo. La Sicilia come pisciatoio è trasversale e su questo argomento, guarda caso, non si pizzicano. Meloni ha messo anche il suo commercialista personale. Devono essere i siciliani a reagire. Scialfa era nel centrosinistra. Poi doveva essere candidata nel centrodestra». Alla base del passaggio di Villari e Bosco, però, ci sono anche divergenze di vedute con il Partito Democratico, che aveva abbracciato il Movimento 5 Stelle, e le politiche da attuare sui settori delle infrastrutture e dei rifiuti. E a dare l’affondo, sulle questioni, è stato lo stesso Bosco già presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Catania: «Il Pd purtroppo si è infilato in un tunnel con personaggi che sono contro il ponte sullo Stretto, contro i termovalorizzatori, contro lo sviluppo reale della Sicilia volendola relegare al ruolo di un’isola che fa scappare i propri giovani migliori. Non creano le condizioni per lo sviluppo. Un’infrastrutturazione della Regione – continua – con in testa il ponte sullo Stretto creerebbe le condizioni per il rilancio, ai massimi livelli mondiali, dell’agricoltura e del turismo».
Intanto, guardando a quanto accade nel contesto politico regionale dopo gli scossoni nel centrosinistra, la corsa in solitaria dei pentastellati e di Eliana Esposito, il terzo polo con Gaetano Armao, la calma apparente del centrodestra, chiamato a fare i conti con il time out di 48 ore voluto da Renato Schifani, in vista delle chiusure delle liste è lo stesso De Luca che lancia messaggi ai possibili sfidanti. «Il mitico Schifani – ha dichiarato De Luca – che hanno spolverato dalla naftalina, è sceso in campo. Ho ringraziato Giorgia Meloni per questa scelta. So che è stata fatta per favorirci. I dati, che sono molto chiari, mettono in evidenza che c’è un elettorato di centrodestra che non voterà Schifani perché si è schifato delle logiche del centrodestra. Logiche che sono finalizzate a vincere a tutti i costi ma che, in questo caso, sono state dirette a perdere».
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