Una lavanderia totalmente abusiva e sconosciuta al fisco. A scoprire l’attività illegale a Borgetto sono stati i finanzieri della compagnia di Partinico: una lavanderia artigianale gestita da due sorelle era stata allestita in modo precario e senza nessuna autorizzazione amministrativa. Luoghi fatiscenti e angusti, scarse condizioni igieniche, fili elettrici pendenti, carenza di vie aereazione e di uscite di emergenza.
Gli ulteriori accertamenti eseguiti dalle fiamme gialle hanno permesso di appurare anche la mancanza della documentazione prevista dal Testo unico ambiente per la particolare tipologia di attività (autorizzazione unica ambientale, denuncia annuale delle acque reflue industriali, relazione tecnica
dell’impianto di depurazione e
autorizzazione allo scarico in fognatura).
Per questo il locale e tutte le attrezzature che vi erano all’interno sono state sequestrate e i titolari sono stati denunciati per il reato di
omessa domanda di autorizzazione agli scarichi di acque reflue industriali.
I militari hanno segnalato all’autorità giudiziaria anche le violazioni in materia di sicurezza sul lavoro: dal controllo, infatti, è emerso un rischio effettivo sia per i lavoratori che per i
clienti, soprattutto in questa fase di
emergenza epidemiologica da Covid-19 in
cui i processi di sanificazione risultano fondamentali per il contenimento della
pandemia.
Nei confronti delle due sorelle si procederà, inoltre, alla contestazione delle sanzioni amministrative per importi che vanno da un minimo di 250 euro
a un massimo di 5mila euro per violazione delle norme specifiche relative
all’
esercizio abusivo dell’attività di tinto-lavanderia e alla contestazione
delle sanzioni amministrative in materia tributaria per
mancata
installazione del registratore di cassa
(sanzionata con la pena pecuniaria da 1.032 euro a 4.131 euro) e mancata tenuta delle scritture contabili obbligatorie (che
prevede una sanzione amministrativa da 1.000 euro a 8.000 euro).
Inoltre, i successivi approfondimenti investigativi hanno permesso ai finanzieri
di rilevare che
il marito di una delle due titolari aveva richiesto e beneficiato
del reddito di emergenza
senza comunicare la posizione
lavorativa della moglie, che – seppure esercitata in forma abusiva – costituisce una
fonte reddituale per il nucleo familiare. L’uomo è stato denunciato all’autorità giudiziaria e la sua posizione è stata comunicata all’Inps per la revoca del
beneficio e il recupero degli importi finora erogati
(1.120 euro).
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