L’atteso incontro al Mise di ieri pomeriggio sulla vertenza Blutec ha lasciato in sospeso ancora molte questioni sul tavolo. L’ultimo incontro risale al 18 luglio scorso, ma in quel frangente non erano arrivate risposte concrete né sul nuovo contratto di programma, né sugli ammortizzatori sociali in scadenza il 31 dicembre prossimo, né sull’avvio del nuovo contratto di sviluppo. Questa volta sembra che qualche passo in avanti per garantire le misure a sostegno del reddito sia stato fatto, mentre sul fronte della reindustrializzazione «il progetto è fermo al palo», dice Roberto Mastrosimone, segretario generale della Fiom Sicilia. Anche questa volta si registra l’assenza del ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio. All’incontro hanno preso parte il vice capo di gabinetto, il responsabile dell’area vertenze e alcuni parlamentari.
Sugli ammortizzatori sociali il governo avrebbe garantito le coperture per la proroga nel 2019 in virtù del fatto che Termini Imerese rientra in un’area di crisi complessa «ma ancora sono da definire – aggiunge Mastrosimone -. C’è un impegno, ma va risolto il problema il prima possibile. Al di là dei buoni propositi poi i provvedimenti vanno sottoscritti. Siccome le misure a sostegno del reddito sono importanti, sia per 700 operai ex Fiat Blutec sia per i 300 dell’indotto, abbiamo spinto perché l’anno prossimo ci sia la copertura per tutti». Dall’esecutivo pare che siano arrivate aperture anche in tal senso.
«Purtroppo dal punto di vista produttivo siamo ancora in una fase preparatoria per l’avvio dei nuovi progetti necessari a riassorbire tutti i settecento lavoratori coinvolti. L’unica buona notizia viene dal governo, che si è impegnato a prorogare gli ammortizzatori sociali», affermano Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore auto, e Vincenzo Comella, segretario della Uilm di Palermo. «Abbiamo richiesto al governo di rendere finalmente possibile – concludono – l’aggancio alla pensione per i circa 150 lavoratori a cui teoricamente la normativa sui lavori usuranti dà questo diritto, negato però nella pratica da ostacoli operativi e paradossi burocratici. Allo stesso modo abbiamo rinnovato la rivendicazione di protezione per i lavoratori dell’indotto, attraverso sia il riconoscimento degli ammortizzatori sociali sia la ricerca di nuove attività da insediare nell’area industriale».
Resta quindi sul tavolo la questione dell’accordo tra l’azienda e Invitalia. I rapporti, riferiscono i sindacati, per quanto a detta dell’azienda siano in via di definizione, ancora non si sono perfezionati in modo ufficiale. «Ergo – afferma il sindaco di Termini Imerese Francesco Giunta – non sono state ancora definite le rate del piano di rientro (per i 20 milioni di euro di finanziamento concessi ndr) ed il nuovo piano non può ripartire fino a quando non si chiude il vecchio». Per cercare di risolvere la questione «ho chiesto al governo di ricercare nuove manifestazioni di interesse al fine di affiancare Blutec e/o sostituirla – afferma ancora il primo cittadino – visto che l’azienda ad oggi non sembra in grado di sostenere, contestualmente, il piano di rientro con Invitalia e il nuovo accordo di programma che prevede investimenti per lo sviluppo».
Sul versante reindustrializzazione all’orizzonte si vede al momento l’accordo con Fca per la produzione del Doblò elettrico: «Ci sono al momento una serie di annunci da parte di Blutec – aggiunge Mastrosimone – sulla realizzazione di questi mezzi ma da solo il Doblò non può riuscire a dare risposte ai lavoratori nel breve periodo. Su questo ci siamo battuti e sembra che si aprano degli spiragli al fatto che ci possano essere ulteriori soggetti che possano contribuire alla reindustrializzazione dell’area per dare risposte concrete rispetto a una vertenza che va avanti dal 2009».
Fino a questo momento quindi ancora restano i nodi da sciogliere ma ormai siamo agli sgoccioli: «Di qua alle prossime settimane si deve definire tutto, ci devono essere delle risposte. La cosa importante, oltre agli ammortizzatori sociali, resta lo sviluppo industriale e dare un impulso affinché i lavoratori possano tornare a produrre, l’impegno che da sempre hanno preso tutti i governi che si sono succeduti».
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