«Stiamo aspettando entro novembre una risposta certa da Blutec sul mantenimento degli impegni che si è assunta, e sulle promesse che ha fatto. Altrimenti ci metteremo insieme a tutti i lavoratori, a tecnici del Mise e troveremo una soluzione». Quasi duecento lavoratori hanno atteso l’arrivo del ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio che stasera a Termini Imerese ha incontrato gli operai ex Fiat e dell’indotto. Da un palchetto allestito per l’occasione, il vice presidente del Consiglio ha rassicurato lavoratori e sindacati assicurando allo stesso tempo non solo la continuità del progetto di rilancio industriale termitano, ma anche la continuità degli ammortizzatori sociali per i 700 lavoratori ex Fiat e i 300 dell’indotto. Una visita, la sua, attesa da tempo, che è servita per spegnere, in parte, le polemiche legate all’assenza del Governo Lega-M5s dalla vertenza palermitana dal momento del suo insediamento fino a stasera. Per farlo, Di Maio ha ribadito più volte che non intende lasciare soli gli operai e ha puntato il dito, nemmeno in maniera velata, sull’azienda del dopo Fiat, la Blutec.
«Non deve passare il messaggio che siccome c’è qualche prenditore che sta facendo il furbo con i soldi degli italiani noi abbandoniamo gli operai – ha esordito prendendo la parola – Siete stati presi in giro tante volte dai Governi. Quando poi i Governi non si sono fatti rispettare facendosi prendere in giro dalla proprietà, siete rimasti nel tritacarne, tra incudine e martello. Sono venuto per dire che staremo sempre vicino ai lavoratori. Adesso c’è un momento nel quale o Blutec rispetta gli impegni oppure lo Stato si farà rispettare. Una cosa è certa: non vi abbandoneremo. Serve una soluzione subito per Blutec. Il mio grande sospetto e che qui ci ritroviamo davanti non a un imprenditore ma a un prenditore, che ha preso i soldi senza garantire l‘occupazione e la produzione». Poi l’annuncio forse più atteso dei lavoratori, la prosecuzione degli ammortizzatori: «Non dovete essere preoccupati per la data del 31 dicembre, venite al Mise e firmeremo l’accordo. Gli ammortizzatori sono strumenti di politica industriale. Non significa fare assistenzialismo».
«Bltuec a me preoccupa per un altro motivo», ha aggiunto il ministro rivolgendosi alla folla: «Per anni si è detto che se chiudeva uno stabilimento che faceva le auto a motore a scoppio, si doveva lavorare sulla riconversione per rilanciare l’auto elettrica. Noi qui rischiamo di danneggiare anche questa idea, dell’auto ibrida elettrica o della mobilità sostenibile come alternativa alle vecchie produzioni di auto e che invece qui rischia di fallire. Poi si dirà: ‘avete visto? Non si possono convertire le produzioni, non si può andare verso modelli ibridi’. La difesa di questo stabilimento e la difesa di un nuovo concetto di mobilità del futuro per non perdere i posti di lavoro». Infine, Di Maio non ha rsiparmiato una bordata a Fca: «Sono di Pomigliano d’Arco e abbiamo visto la Fiat prendere i soldi e poi un po’ alla volta togliere le produzioni. Intendiamo chiamare Fca a tutte le sue responsabilità non solo qui ma anche su tutto il territorio nazionale. Avete il mio impegno e sarete convocati quanto prima – ha concluso – Subito dopo le feste ci rivedremo e, se sarà necessario, convocheremo anche Fca».
Non è mancata, tuttavia, una coda polemica: il sindaco di Termini, Francesco Giunta, no ha gradito che il vice premier stasera ha incontrato sindacati e operai ma non il primo cittadino che lo aveva invitato in municipio. «Il passaggio da Termini Imerese del vice presidente del Consiglio nonché ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, è stata un’occasione mancata, ovviamente per il ministro stesso. Ha perso l’occasione per un confronto con le istituzioni cittadine, che peraltro avevano manifestato apprezzamento per quella che appariva un’apertura al territorio e non, come invece si è poi rivelata, un’apparizione dal sapore elettoralistico. Termini Imerese e gli operai della ex Fiat sono abituati alle passerelle dei personaggi meteora. Anche questa volta ce ne faremo una ragione, ma non deporremo le armi nell’interesse di tutti: disoccupati, inoccupati, disperati».
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