La vertenza legata agli operai dell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese sta per compiere dieci anni. Un periodo record per una vicenda che, nonostante l’eco mediatica a fasi alterne, è un caso irrisolto tra i più intricati a livello nazionale. Al fianco degli operai, adesso, c’è un alleato in più, con la Regione che finalmente si espone e il presidente Nello Musumeci che scrive una lettera al ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti per chiedere un tavolo di crisi a Roma. «Oggi la preoccupazione che crea inquietudine negli oltre 600 lavoratori (a parte l’indotto) – scrive Musumeci – è che la cassa integrazione è stata autorizzata fino al mese di giugno 2021, termine entro il quale, presumibilmente, il ministero dovrebbe concludere l’analisi del Piano. Il programma di reindustrializzazione del sito di Termini Imerese, per il quale siamo pronti a fare la nostra parte, e la salvaguardia dei lavoratori rientrano tra le priorità del mio governo e assumono ancora più rilievo in questo momento di grave crisi sociale ed economica che viviamo a causa della pandemia da Covid-19».
Un ingresso in campo tutt’altro che scontato quello di palazzo d’Orleans, nonostante l’ente abbia tutti gli interessi nella risoluzione della vicenda, non solo per salvaguardare il livello occupazionale. «La decisione di Musumeci è arrivata dopo una nostra sollecitazione – spiega a MeridioNews Roberto Mastrosimone segretario della Fiom – Martedì scorso abbiamo fatto un sit-in in piazza indipendenza e abbiamo incontrato il capo di gabinetto del presidente. Anche se in questi anni la presenza della Regione non è stata convincente, c’era bisogno di una spinta. È necessario – aggiunge – convocare con urgenza il tavolo di crisi e che la presenza della Regione sia un sostegno vero per trovare una soluzione».
La situazione dell’azienda, in questi anni, è un vero e proprio groviglio: dal doloroso addio di Fiat alle vicende turbolente di Blutec. «I primi anni, c’è stato un controllo indiretto da parte dell’azienda torinese – spiega ancora Mastrosimone – Abbiamo continuato a essere dipendenti Fiat fino al 31 dicembre 2014, nonostante fosse uscita da Termini tre anni prima. Quando sono andati via del tutto – continua – per certi versi hanno comunque condizionato le scelte alternative e hanno portato a Termini Imerese Blutec, di cui si conoscono le vicende giudiziarie». Che, ancora oggi, si ripercuotono con forza sullo stabilimento e sui lavoratori.
«Adesso dipende tutto dalla politica – conclude il sindacalista – e penso che il coinvolgimento della Regione sia importantissimo, anche perché i famosi 16 milioni scomparsi in mano a Blutec arrivavano proprio dalla Regione che è, in tutto e per tutto, parte in causa». A differenza di prima, tuttavia, oggi i presupposti per rendere appetibile lo stabilimento termitano ci sarebbero anche. «Siamo alla vigilia di un’opera fondamentale come il porto di Termini Imesere a pochi chilometri dallo stabilimento (infrastruttura la cui mancanza aveva influenzato la scelta di Fiat di lasciare la Sicilia, ndr). Oggi abbiamo un’opera che a fine anno sarà funzionale – dice Mastrosimone – Ci sono gli stabilimenti, ci sono le risorse pubbliche, pertanto ci sono tutte le condizioni per il rilancio. Credo che, a questo punto – conclude – sia il momento di un impegno vero da parte della politica, per ripartire con un’azienda solida, con un piano industriale, che possa rioccupare tutti i dipendenti. Non abbiamo mai avuto nessuna preclusione nei confronti di nessuno».
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