«Fca si era presa l’impegno di dare lavoro e di sviluppare a Termini una serie di opportunità. Ora non può lavarsene le mani facendolo diventare un problema dei lavoratori e del territorio». Non le manda certo a dire il leader della Cgil Maurizio Landini che oggi, sull’annosa vertenza dello stabilimento Blutec a Termini Imerese, torna a invocare l’intervento del governo richiamando alle sue responsabilità anche Fca. Dopo l’addio di Fiat oltre otto anni fa, per i quasi mille lavoratori dello stabilimento siciliano non c’è stato mai un momento di serenità. E nel frattempo, il piano di rilancio industriale palermitano, mai realmente decollato, è assurto a buon diritto ad esempio di come nel Mezzogiorno sia stato impossibile finora un processo di reindustrializzazione.
«Su Blutec penso che il governo debba rapidamente convocare un tavolo e che sia necessario richiamare Fca alle sue responsabilità» avverte Landini dal palco del Teatro Santa Cecilia dove stamattina si è tenuto l’attivo dei quadri e dei delegati del sindacato, e poi ha ribadito: «Bisogna agire rapidamente perché c’è il rischio che lasciare semplicemente la patata al commissario non funzioni». Il riferimento è al commissario straordinario Giuseppe Glorioso, nominato dal gip di Termini Imerese a seguito delle indagini per malversazione ai danni dello Stato nei confronti dei vertici Blutec con l’accusa di avere distratto 16 milioni di finanziamenti pubblici concessi da Invitalia.
Nel frattempo l’indagine è stata trasferita per competenza alla Procura di Torino, e il presidente Roberto Ginatta e l’amministratore delegato Cosimo Di Cursi sono stati scagionati dal riesame che ha annullato gli arresti domiciliari, rendendo i contorni della vicenda ancora più confusa. Considerati anche i tempi stretti dettati dall’imminente scadenza degli ammortizzatori sociali, i lavoratori chiedono da tempo al governo un segnale forte, rilanciato oggi dal numero uno della Cgil a Palermo. «Noi continuiamo a pensare che ci sarebbe bisogno anche di una reindustrializzazione che veda anche un intervento pubblico», suggerisce Landini ragionando poi anche su scala nazionale.
«Invece di perdere tempo a discutere e litigare, c’è la necessità di ritornare rapidamente ad affrontare le tante vertenze che si stanno riaprendo perché la ripresa economica che loro raccontano ad oggi non c’è. E senza un piano straordinario di investimenti pubblici e privati da questa situazione non si esce». Un impegno al governo e alla politica che Landini chiede anche in termini di lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, piaghe ancora irrisolte nel Paese: «Credo che quello che sta succedendo in questi giorni in Italia (un riferimento al caso del sottosegretario leghista Armando Siri, ndr) dimostri come il livello di corruzione e di coinvolgimento della malavita organizzata in pezzi interi dell’economia reale, siano un tema aperto non risolto».
Landini oggi si trova a Palermo anche perché nel pomeriggio è prevista la sua partecipazione al corteo per il quarantunesimo anniversario dell’assassinio di Peppino Impastato che partirà da Terrasini diretto a Cinisi. «Questo è il Paese dei depistaggi – ha detto – Come è noto Peppino Impastato venne ucciso e il suo corpo venne ritrovato lo stesso giorno in cui si ritrovò quello di Aldo Moro. Da un certo punto di vista quando si affronta questa questione si affronta un pezzo di storia del nostro Paese. Quindi, la manifestazione di oggi non è solo per ricordare, ma chi si vuole batter davvero per cambiare il Paese – ha concluso – facendo fino in fondo i conti con la lotta alla malavita organizzata e alla mafia che si battono se anche la politica decide di rompere qualsiasi connivenza».
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